mercoledì 19 aprile 2017

Portami a casa mia




Conoscevo una bambina, ma l’ho conosciuta quando non era più una bambina.

Mi raccontava di un paese dove era nata, famoso per il ponte gobbo. E di una grande stanza da letto dove aveva imparato ad andare in bicicletta. E poi degli scherzi che lei e la sorella si divertivano a fare a chi aveva l’avventura di passare sotto il loro balcone, mentre loro si nascondevano e ridevano.

Che il padre avrebbe voluto un figlio, e che le insegnò a pescare, e che lei ne fu molto orgogliosa e felice.

E poi delle difficoltà ad iniziare a lavorare, dell’atteggiamento inquisitorio della madre che alla fine ottenne, come effetto finale, quello di farla allontanare dalla sua famiglia di nascita. E di altre difficoltà ad accettare la vita, di quelle alimentari, del rifiuto del cibo e poi della sua laurea, ottenuta come rivincita per poter avere finalmente l’indipendenza. Era forte questa bambina, con le idee chiare, con la ferma volontà di ottenere uno spazio solo suo, di costruirsi una sua famiglia senza dimenticare quella di origine, ma anche senza mescolare l'una con l'altra. E ancora si commuoveva se raccontava di quel suo oco, del quale ho purtroppo scordato il nome, che le cucinarono in un momento di sua assenza, per non farle assistere al misfatto.

Era tenera e forte, capace di badare a sé stessa e bisognosa di aiuto come tutti. Mi rubò il cuore in un giorno marzo, mi fece un regalo di compleanno buffo, che non gradii mai, e la cosa le dispiacque, molto, anche perché si era rivolta ad una sedicente artista per ottenerlo, in un pezzo unico. Ora lo conservo, facendo attenzione a non romperlo.

Scoprimmo assieme quasi tutta l’Italia e buona parte dell’Europa continentale. Imparammo a sciare (fondo) e a ciaspolare (poco). Non mi riuscì mai di farle vincere la paura dell’acqua dove non si tocca, ma il mare della Grecia le piacque da morire.

Avremmo potuto invecchiare e brontolare assieme, rinfacciandoci piccoli e grossi sgarbi. Avremmo dovuto aiutarci, in vecchiaia, come tanti vedo fare con mia immensa invidia. Molte cose avrebbero potuto andare in modo molto diverso, ma così non è stato.

Stamattina, andando come ormai ogni giorno, appena posso, nel posto dove non sei, ti ho vista camminare a fatica, come negli ultimi tempi, anche se avresti potuto essere facilmente quella bambina allegra e sorridente, e nulla e nessuno avrebbe potuto impedirtelo.  
Ed ho sentito molto chiaramente quando mi hai chiesto: Portami a casa mia.


                                                                                 Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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