sabato 18 marzo 2017

Eternità




Non so nulla di eternità, o almeno molto poco. Chiunque sulla terra, ora, non conosce abbastanza il tema per darmi lezioni esaurienti, pertanto mi accontento di ciò che posso intuire. La mia eternità è nel presente, è un granello sulla spiaggia che pensa di estendere la sua natura e la sua conoscenza attorno a sé a propria misura. Nulla di più illusorio.

Nel tempo che era prima e in quello che sarà dopo di me io dell’eternità ne so ancor meno di quanto creda di saperne ora. Se penso a te, che sei arrivata in questo presente dopo di me e che hai dovuto andartene prima che me ne andassi io, mentre sarebbe stato più giusto l’opposto, per vari motivi, io mi devo arrendere. Tu l’eternità l’hai sfiorata, forse toccata, non lo so. Se avessi la Fede che non ho direi che ora ci sei, ma non lo posso dire, te lo auguro soltanto.

Di una cosa ti posso assicurare. Nella mia eternità tascabile, privata, limitata alla vita terrena, l’eternità l’hai raggiunta. Se ogni vicenda umana fosse delimitata da parentesi che si aprono e si chiudono (e a volte non si sa neppure se e quando si chiuderanno) mi riuscirebbe doloroso e faticoso capire, giustificare, trovare una motivazione, una qualche giustizia. Credo non ci sarebbe nulla di quello che cerco, quindi per ora conta sulla mia eternità ridotta, affidata a server lontani, a memorie digitali, e anche ai pensieri di ogni giorno, a immagini, a cassetti che contengono oggetti, a parole pronunciate da persone.

Sai che differenza esiste tra un’espressione aritmetica ed una equazione? Praticamente che la prima deve essere risolta per ricavarne il valore mentre nella seconda il valore è noto e si devono definire invece le varie incognite presenti. La prima quindi, per certi aspetti, è più aperta, e secondo me assomiglia di più ad una vita. Il suo valore non è noto prima di averla risolta e l’uso di simboli matematici nella sua scrittura la possono rendere estremamente complessa, sino ad essere per molti assolutamente impossibile da affrontare.

A volte mi perdo nei numeri, assegno loro compiti che forse non hanno pur sapendo benissimo che sono semplici rappresentazioni di idee non tanto naturali. Eppure i numeri, formati da cifre, mi aiutano a pensare, a darmi limiti e scadenze, a vedere in un modo appena più razionale quello che non è mai stato razionale se non per chi si racconta favole.

La tua parentesi, insomma, io la tengo aperta, la tua espressione è molto complessa, molti dei numeri che ti riguardano non li posso vedere, tu giochi e mi prendi in giro saltando da algoritmi a saltelli in una palestra, oppure ad una salita sotto il sole in montagna. Entrambi però preferivamo stare su una spiaggia non troppo frequentata, senza pensare alle equazioni o all’eternità, e magari per raggiungere quel nostro momento fuori dal tempo camminavamo non poco. Ciao, Viz.


                                                                                           Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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