venerdì 24 febbraio 2017

Vecchio professore cosa vai cercando?




Cosa credi che stia andando a cercare? L’amore perduto.
Non quello delle canzoni, dei poeti e dei film romantici, ma il mio, solo il mio, esattamente quello, che a volte per pigrizia non chiamavo amore, che ho dato come scontato ed acquisito per sempre, che non pensavo potesse finire in questo modo crudele, che un po’ ho anche colpevolmente scordato.

Non cerco qualcuna in un portone, o almeno nessuna che possa darmi, di notte, una lezione. Quando la cercai, una di queste pubbliche mogli, capii a mie spese che non cercavo lei. E mi capitò esattamente quello che mi era successo col fumo. Io ancora oggi non fumo, per essere chiaro, ma non perché io sia consapevole che fa male bensì per il motivo molto più banale che fumare non mi procurò, quando tentai di farlo, alcun piacere. Non riuscii mai ad inspirare e fu solo questa la mia fortuna, non il buon senso o la scelta razionale. Non virtù quindi, ma disinteresse o incapacità.

Se cammino tanto di recente è anche perché vado cercando te. Per assurdo che possa essere, sapendo che non ci sei, è te che cerco. Se ho smesso di fare ciò che facevo anche solo pochi mesi fa il motivo sei tu. Col tempo che passa mi manchi di più, e un po’ sono arrabbiato con te, lo devo ammettere. Vorrei la tua opinione su un fatto nuovo, e che magari ti riguarda pure, ma tu non mi rispondi. Tendo a ripetermi. Qualcuno mi dice che io ho il dovere anche di ripetermi, se così mi sento di fare, e che non per questo gli altri sono obbligati poi ad ascoltarmi. Non so che dire.

Io ti cerco, e ti trovo per caso in un posto dove siamo stati. A volte non ti cerco, lo ammetto, penso anche a cose mie, ma poi ti ritrovo in un altro luogo, o compari all’improvviso, come un pugno nello stomaco inaspettato. Ho messo da parte da un po’ quella furia iconoclasta del riordinare o spostare o gettare cose ora inutili ma legate a te. Il fatto è che non sono inutili. E, altro problema sicuramente più grave, succede che spostando scatole, libri, diari e calendari, fogli e buste con biglietti, abiti, soprammobili e piccoli regali sembra che io affondi una lama in una ferita. Ed allora mi devo fermare, ed aspettare che il tempo scorra.

Tu mi dicevi: ma chi vuoi che ti sopporti oltre a me? Già. E poi, quando uscivo ed andavo in biblioteca, a volte nelle stesse ore, al ritorno mi chiedevi se ero andato dall’amante. Io annuivo, e spiegavo che non l’avevo trovata.

Non posso aggiungere nulla a ciò che è stato, che ho vissuto, che ho avuto in regalo. Mi permetto solo di dare un consiglio a chi insiste a leggermi, e che ringrazio. Non rimandare mai a domani un gesto d’amore se lo puoi fare oggi. Ecco, da vecchio professore questo mi sento di dirlo. È una lezione che ho imparato.


                                                                                           Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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