martedì 17 gennaio 2017

il viaggio




Un mese fa, in queste ore, eri già partita, stavi partendo, non volevi partire ma dovevi farlo. Sapevo che stavi per andare via, anche lui lo aveva capito, lo avevamo capito tutti, ma ancora non sapevamo che l’ora era quasi arrivata, che mancava veramente tanto poco.

Ora, dopo il tuo ritorno, anche se non sei più qui, ogni cosa è irreale. Mi ritrovo a pulire un ripiano del frigorifero alle nove di sera, a guardare vecchie carte del 1998 la mattina alle otto, a smontare un rubinetto per sostituirne la guarnizione dopo mesi che me lo dicevi, a riordinare blocchetti di sapone che avevamo comprato esattamente lunedì 28 novembre di un infinito tempo fa.

Mi ritrovo a parlare con te, mentre cammino, e pensano che io parli da solo. Magari è vero, magari non lo è. Non credo ad una verità unica, anche se qualche verità dovrà pure esistere, magari la più difficile da accettare, magari una diversa per me ed un’altra per te, e tante altre ancora differenti per chi vive sulla terra, anche se ognuno di noi, alla fine, risponde alle stesse leggi fisiche ed umane.

Vorrei trovare idee consolatorie, e la cosa non funziona molto. Mi ritrovo a provare rabbia; serve a ben poco pure quella ma le motivazioni in questo caso non mi mancano.
Cado nel pericoloso gioco del “se”, e quando inizio a giocarci poi finisco in vicoli dai quali non so uscire, e devo retrocedere piano, allora, per non farmi male. “Se” a partire da quel mese avessimo fatto quella cosa, “se” tu ci avessi pensato prima, “se” io ci avessi pensato prima, “se” quell’indagine fosse andata in modo diverso… Ma col “se”, dopo tanto tempo, non si arriva da nessuna parte.

''Non vedermi più, non è come dimenticarmi'' potresti dirmi, ed io dovrei capire il senso di quelle parole prima di rendermi conto del loro significato per me, e accettarlo.
Il fatto è che tu ormai sei in viaggio forse solo nella mia mente a scombussolare pensieri e progetti, a farmi scoprire cose dimenticate, a darmi idee nuove.

Una cosa certamente non dimenticherò. Che sei partita il 17, che per i napoletani è “la disgrazia”. Come dar loro torto, a questo punto, perché io non ci ho mai pienamente creduto, lo sai, tuttavia ne ho anche sempre avuto un certo reverente rispetto. Ma è tardi. È ora di dormire. Vieni a trovarmi, stanotte, se puoi.

                                                                                                                          Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

2 commenti:

  1. Ti ho sognata
    Ti ho sognata
    mi sei apparsa sopra i rami
    passando vicino alla luna
    tra una nuvola e l'altra
    andavi, e io ti seguivo
    ti fermavi e io mi fermavo,
    mi fermavo, e tu ti fermavi,
    mi guardavi e io ti guardavo
    ti guardavo e tu mi guardavi
    poi tutto è finito. Nazim Hikmet

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