martedì 24 gennaio 2017

astronomia




Ed ora vi dirò delle stelle…
Quali stelle?
Quelle che ci stanno attorno nel grande universo.
Attorno? Cosa vuol dire attorno? Tutto attorno?
Certo, tutto attorno a noi, in un numero inimmaginabile…

Le stelle esistono, non sono puntini luminosi visibili solo quando cala il sole. Esistono anche di giorno, con le nubi o la nebbia, o nascoste da un cielo che ci appare azzurro. Esistono da molto prima che noi nascessimo, ed esisteranno per tanti anni dopo che noi saremo scomparsi. E sono grandi, grandissime alcune, e lontane nel tempo e nello spazio. Noi le raccogliamo in costellazioni, per poterle trovare più facilmente, ma le costellazioni non sono altro che una nostra invenzione fantastica talmente ben riuscita che qualcuno si è convinto che esistano sul serio. L’Ofiuco, ad esempio, è la tredicesima costellazione, e rappresenta il serpentario, ma non esiste alcun serpentario in cielo, e le stelle che ne formano la costellazione sono tra loro lontanissime. Ci appaiono vicine solo se le osserviamo dalla nostra Terra. Se potessimo spostarci in un altro punto della galassia vedremmo altre forme, altre disposizioni, e l’Ofiuco non esisterebbe più.

E allora, visto che l’astronomia ha già problemi con le scienze esatte essendosi per millenni confusa con l’astrologia, che senso ha credere a questo, o voler chiamare con un nome una certa zona di mappa stellare? Non si rischia di mescolare ancora il reale con la superstizione o il mito?

Le risposte possono essere diverse. Prima di tutto noi abbiamo bisogno di classificare e di nominare per poter comunicare, e ci serve, allo scopo, un linguaggio comune. Le costellazioni sono ottime come modello comunicativo.
Poi abbiamo bisogno di mantenere sempre un legame con la nostra storia e di riscoprire ogni giorno la genesi della conoscenza attuale.
Il motivo più interessante però rimane la fantasia, la necessità di volare sopra il dolore del mondo, di esorcizzarlo e dargli un senso, di superare i pochi anni che abbiamo da vivere proiettandoci in uno spazio senza tempo.

Perciò quando verrà una stagione più favorevole inizierò di nuovo a osservare il cielo notturno, magari andrò a cercare un luogo con minor inquinamento luminoso, forse seguirò qualche serata astronomica, ma certamente guarderò in alto, e avrò ancora l’impressione di cadere nel vuoto. 
Non proverò più quella paura di bambino spaventato dal grande carro che mi impediva di cercarlo con gli occhi. No. Stavolta non avrò paura, e credo che ti cercherò.

                                                                                   Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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