mercoledì 30 novembre 2016

banca del tempo




-      Buongiorno, come posso esserle utile?
-      Vorrei fare un’operazione sul mio tempo, ma è una cosa un po’ particolare.
-      In che senso particolare, scusi? Lei è nostro utente? Sa che tipo di servizio forniamo? Ha già la nostra tessera?
-    No, non sono mai entrato nei vostri uffici, e non ho alcuna tessera. Prima vorrei qualche informazione, se posso.
-    Va bene, lei che servizi è in grado di mettere a disposizione, che competenze ha insomma, e cosa le potrebbe interessare dai nostri utenti, cioè cosa le interessa?
-      Io sono interessato alla vita, alle ore di vita, ed al dolore. Vorrei scambiare questo.
-      Scusi, ma forse non sono io che posso aiutarla, la mando dal nostro esperto, che forse può esserle utile. Si accomodi lungo il corridoio che vede alla sua destra, e bussi all’ufficio in fondo. Attenda una decina di minuti però, in modo che io la possa annunciare.

Seguendo le indicazioni, senza fretta, arriva davanti alla porta ed aspetta. Trascorso il tempo richiesto, bussa.

-      Avanti!
-      Buongiorno, io…
-      Buongiorno a lei, ho appena sentito Angela che ha incontrato prima allo sportello, che mi ha accennato al suo problema. Non so se posso aiutarla, ma posso ascoltarla e vedere quello che posso…
-      La ringrazio, e mi scuso se le faccio perdere tempo, io però non cerco servizi come idraulici o insegnanti per ripetizioni private in cambio di cose simili. Io vorrei scambiare le mie ore di vita. O magari il dolore, se possibile.
-      Mi faccia capire. Lei cosa vorrebbe scambiare esattamente?
-      In questa banca del tempo io vorrei capire come trasferire parte delle mie ore di vita dal mio conto personale ad un altro conto. Un bonifico di tempo insomma, di semplice tempo da vivere. E magari vedere se sono possibili operazioni simili anche riguardo al dolore.
-      Mi perdoni, ma forse inizio solo ora ad intuire. Lei è credente?
-      In che senso credente? E cosa c’entra questo con la transazione che mi interessa?
-      La cosa c’entra, e poi forse le spiego meglio. Mi può rispondere intanto?
-      No, non credo di essere credente. Non nel senso che comunemente si attribuisce al termine. Io vorrei limitarmi ad un semplice bonifico di tempo a favore di un’altra persona. Che sia credente o meno, la mia vita è mia, sino a prova contraria.
-      Mi spiace, devo contraddirla. La sua vita non è solo sua. Ma per partire dall’inizio del problema, per così dire, quello che io le chiedo è se lei ha Fede. Il fatto che non l’abbia, mi sembra di capire, sposta la questione su un piano diverso da quello che potrebbe riguardare un credente. Lo capisce questo?
-      Non lo capisco, ma posso intuire che per alcuni ci possa essere differenza…
-      Bene. Se capisce questo allora, ed ammesso che noi possiamo fare l’operazione che le interessa, devo chiederle un documento, ne farò una fotocopia per il nostro archivio, e poi potrò scendere nei dettagli.
-      Carta di identità, codice fiscale, patente di guida, passaporto?
-      Ci basta la carta di identità. Il codice fiscale ci è del tutto indifferente. Noi non stiamo parlando di alcun aspetto o problema economico che possa interessare il fisco, mi pare, no?
-      È vero. Ecco la mia carta di identità.
Pochi minuti per l’operazione.
-      Ed ora eccoci a noi. Lei è un maschio italiano, ha ormai una certa età, a vederla immagino abbia qualche problema di salute (è entrato un po’ zoppicante) non è credente, e vorrebbe trasferire sue ore-vita sul conto di un’altra persona, se ho capito bene. È esatto?
-      Sì, direi di sì.
-      E, per curiosità, di quanto dispone sul suo conto personale, e quanto vorrebbe trasferire?
-       Non lo so, con precisione, le confesso. Speravo che voi avreste potuto aiutarmi.
-      Mi perdoni, ma se lei non conosce i suoi dati, io come potrei recuperarli? Oltretutto non ha Fede, quindi, immagino, non creda nella vita dopo la morte.
-      Non so se ci credo. Io i miei morti li porto con me. Sono con me, anche ora. Che altro dovrebbe interessarmi oltre a questo? Io vorrei cedere parte delle mie ore, o dei miei giorni e dei miei mesi ad un’altra persona. E farlo ora, in questa vita. Che ci sia o meno una vita futura come può influire su questo?
-      Vediamo se posso spiegarmi. E se lei capisce il problema. Lei non può disporre di ciò che non possiede, o su quanto non può darmi garanzie documentate. Lei è sicuro di vivere, diciamo, altri 30 anni e ne vuol cedere 10? Oppure, sempre come esempio, lei sa che le resta da vivere un altro anno, e ne vuol cedere i diritti (di tutto o in parte) ad una persona diversa da lei?
-      Non so, ora mi confonde. Io non conosco il futuro. Solo vorrei cedere una parte della mia vita per prolungare quella di un’altra persona.
-      Mi rendo conto. Ed ora che vedo chi è lei, dalla scheda appena aperta, capisco il suo problema. Ma, mi spiace, io non posso aiutarla. Quello che mi chiede è possibile solo ad alcune condizioni, e queste non rientrano nel suo caso. Le posso solo dire due cose. Prima di tutto che io non so quanto tempo ha lei, e quindi non potrei neppure volendo aprire questa pratica. In secondo luogo, mi permetta, anche se lei non è credente, la sua vita non le appartiene del tutto. È anche di chi le sta vicino. E lei quindi non ne gode tutti i diritti, anche se la vive certamente solo lei. Riguardo poi al problema del dolore, al quale mi sembrava che accennasse appena entrato, posso aiutarla ancora meno. Il dolore è troppo soggettivo, anche se tangibile quasi, per poterne fare merce di transazione. Quello che le tocca se lo deve tenere tutto, e lo stesso vale per quello che tocca a tutti gli altri, me compreso, ovviamente.


                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

martedì 29 novembre 2016

tradizione




Il senso di vuoto, l’aria di festa che, anche a starci dentro si avverte un po’ lontana, ma anche il ricordo di altri momenti, con stato d’animo ben diverso, e, certo, la mai perduta idea che domani potrebbe cambiare ancora.
Voler trasformare in parole un insieme di sensazioni irrazionali non porta quasi mai buon frutto, e se questo avviene è ben poca cosa di fronte all’enorme albero che ne ha permesso lo sviluppo.
Per certi versi mi viene da pensare al processo di produzione di un piatto di alta cucina procedendo per sottrazione, o alla creazione di una poesia ermetica, o alla scultura nascosta dentro un blocco di marmo portata alla luce dall’artista.

Il piatto che viene presentato con una porzione ridottissima di materia edibile scarnificata nei suoi componenti essenziali, la poesia formata di poche parole, il corpo marmoreo, cos’altro avrebbero potuto essere se elaborati, pensati, scolpiti da menti e mani diverse? Ogni cosa ovviamente. Chi ha scelto ha scartato. E con gli scarti di alcuni si potrebbero creare interi universi e scoprire mondi sconosciuti.

Chiedo scusa, ho perso di vista il senso, mi sono distratto lungo la strada. Spero ti sia chiaro che non potrò, neppure volendo, esprimere ogni cosa. Come Tognazzi in un suo celebre sketch quando lavorava per sei mesi assieme a tutta la famiglia per ottenere, da un troncio, uno stuzzicadenti, uno solo, lasciando perdere i trucoli, io mi perdo per ottenere un solo stuzzicadenti, scordando o incapace di esprimere i trucoli.

Quindi mi ridimensiono, accetto il mio limite, e spiego cosa penso della sola parola che in realtà ora mi viene naturale per dirti: Tradizione. La tradizione è l’essenza della vita che noi immaginiamo come perfetta, ideale e come tale da preservare. In realtà più o meno velocemente anche la tradizione muta. Mutano le tradizioni popolari, che si dimenticano e vanno a finire solo nei musei e nelle sagre paesane. E mutano le tradizioni della famiglia e le nostre stesse tradizioni personali. E sono dolori. La tradizione fa ricordare che ci ha lasciato. Ci fa pensare come lui costruiva il presepe, come lei preparava gli gnocchi, come si accendevano alcune luci, e la cartolina rimane fissata, inalterabile, a ricordarci come eravamo, e come non siamo più.

Ecco il perché del senso di vuoto in certi momenti, della tradizione che fa cercare il calore quando si avverte il freddo. Sono loro che tornano, a ricordarcelo. O sono le finestre illuminate viste da fuori, che fanno pensare che per alcuni ora la tradizione sia ancora viva ed immutabile.

                                                                                                                            Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

lunedì 28 novembre 2016

La porta




Ogni giorno che scende in terra io passo per quella stradina perché mi accorcia il percorso e perché, devi saperlo, ci abita una ragazza. Che poi è il motivo principale; se anche dovessi allungare il percorso ci passerei lo stesso.
Di lei so nulla o quasi, e mi va bene così. So che vive al terzo piano di una palazzina di quattro. So che ha una finestra ed una porta finestra, con annesso piccolo balcone, che si affacciano sulla stradina. So che va in bicicletta, ed infatti una sola volta l’ho vista uscire dal portoncino rosso dell’edificio portando a mano una vecchia bici da donna col cestino attaccato al manubrio. In un attimo è salita in sella ed è sparita subito dietro l’angolo, nella strada principale.
Non credo di sapere altro. Né il suo nome, né se lavora e dove, né se magari studia, e neppure se ha amici.

Quando passo resto sempre sull’altro lato della stradina, per sbirciare in alto quei pochi secondi durante i quali posso vedere il suo piano e le sue finestre. Non so che nomi siano scritti sul citofono accanto alla porta, ma non mi interessa. Non so neppure se mi ha mai notato, ma ne dubito. Sarebbe strano in effetti che fosse successo, anche se passo di lì ogni giorno, estate e inverno, feriali e festivi. Ma ci passo solo due volte, andata e ritorno, e sempre senza mai fermarmi. E poi sono anonimo. Non mi vesto in modo particolarmente appariscente, non sono bello o attraente, semplicemente passo per la stradina come centinaia di altre persone lo fanno ogni giorno che scende in terra.

Ed allora dove sarebbe tutto l’interesse per questa situazione inconsistente, dal tuo punto di vista? Nessuno, per te, ovviamente. Per me è diverso. Tu hai mai pensato che un comportamento senza senso potrebbe diventare abitudine, e quindi iniziare, in modo autonomo, a pretendere l’importanza che ritiene di meritare? Non è la ragazza che chiede attenzione. Non ha bisogno di chiederlo, ne sono sicuro. Non sono io che mi sono creato fantasie o ci ho ricamato sopra chissà cosa. Io semplicemente passo di lì ogni giorno e a volte, molto raramente, mi capita di scorgere la sua figura.
                                                             ---
Alcuni giorni fa, forse ricordando un vecchio hobby di gioventù, sono entrato in una cartoleria ed ho comprato un piccolo album da disegno con fogli spessi e ruvidi, una bottiglietta di inchiostro di china, una cannuccia ed alcuni pennini, una scatola metallica con colori ad acquarello e un paio di pennelli.  La china ed i pennini mi sono costati non poco. Erano in una confezione regalo molto raffinata, segno che ormai sono un prodotto che nessuno usa più e rimangono solo per alcuni amanti del genere. A guardarli bene, i pennini, mi sembravano un’imitazione di quelli che ricordavo ma altri in cartoleria non ne avevano, quindi non mi rimaneva altra scelta.

A casa, con calma, mi sono preso un foglio dall’album, ho disegnato con una matita tenera il disegno che avevo in mente, poi, con molta attenzione, ho ricalcato le linee che volevo rimanessero con la china. Ho aspettato che l’inchiostro asciugasse, ho cancellato con una gomma morbida tutti i segni di matita e poi ho soffiato per togliere i residui di gomma. In cucina ho preso un bicchiere con un po’ d’acqua ed un piccolo piattino di tazzina da caffè, poi sono tornato al tavolo ed ho colorato con gli acquerelli, a memoria, il soggetto che avevo in mente. Non è risultato un capolavoro, lo so bene, e non merita alcuna cornice, è evidente, ma quella porta rossa disegnata mi ricorda molto quella reale.


                                                                                                                            Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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