lunedì 3 ottobre 2016

Muri e ponti

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Lo dico chiaramente, servono entrambi. Servono sia i muri, di casa ad esempio, che ci separano dall’ambiente esterno e ci difendono, e servono i ponti, per permetterci di arrivare dove vogliamo arrivare, o dove è giusto arrivare, o dove abbiamo la libertà ed il diritto di arrivare, per dirla nel modo più chiaro possibile.

Dal punto di vista esclusivamente biologico senza un equilibrio controllato tra ciò che può entrare e ciò che non può entrare nessuna cellula attiva potrebbe sopravvivere più di qualche minuto. Il suo metabolismo si bloccherebbe.
La membrana cellulare ha questo compito essenziale, essere al contempo una barriera per ciò che deve restare fuori o dentro ed un passaggio per ogni sostanza che deve entrare o uscire.

La biologia però non è la politica, né regola i rapporti tra stati, o pretende di essere una guida per i rapporti tra esseri umani, tenta solo di spiegare come sono organizzati i viventi, il suo compito è esclusivamente quello.

Nel caso dei muri tra stati e del problema dei migranti la cosa è invece un po’ più complessa.
Complice la crisi, che ci sta togliendo diritti fondamentali che sembravano acquisiti, complice la perdita di potere degli stati nazionali nei confronti della finanza mondiale, sempre più aggressiva, complice la denatalità che mette a rischio le pensioni attuali e complice la mancanza di lavoro, che mette a rischio le pensioni future dei nostri figli e dei nostri nipoti, ora la situazione diventa sempre più difficile da sostenere.

Salvare chi rischia di morire non può essere messo in discussione, né il dare accoglienza a chi fugge da guerre e morte per fame, ma oggi, 3 ottobre 2016, giorno simbolico e di doverosa riflessione, qualche cosa si è rotto.

Se una ragazza chiede come si possono accogliere tanti profughi e dar loro lavoro quando lei, una volta che uscirà dalla scuola, sarà disoccupata, non può ricevere come risposta che creare lotte tra poveri è un modo sbagliato di porre la questione.
Lei ha il diritto di sapere che avrà aiuto dallo Stato nel quale è nata, indipendentemente dal fatto che questo Stato accolga tanti disperati ed offra loro condizioni di vita umane.

La lotta tra poveri non l’ha voluta quella ragazza, lei cerca solo sicurezza ed un futuro, possibilmente senza dover emigrare. La lotta tra poveri deve essere evitata dando la possibilità ai giovani italiani di avere quanto hanno avuto i loro genitori, che certamente non hanno fatto la guerra come i loro nonni o bisnonni.

Il rifiuto di chi viene a cercare aiuto deve essere superato senza far arrivare in quartieri poveri e già con i loro problemi di sopravvivenza e malavita locale anche profughi che vengono da altri paesi.
Non è possibile dare la colpa del rifiuto a chi già paga pesantemente la crisi, e accusare di atteggiamenti populisti chi semplicemente vorrebbe vivere decentemente, esattamente come gli altri italiani che vivono in case belle e sicure, con tutto quello che solitamente possiedono i ceti medio-alti.  

Chi permette questo stato di cose e non cerca di cambiare la situazione è il solo responsabile dell’incomprensione crescente tra chi ha poco e chi non ha nulla.

Ed ora parliamo pure di muri e ponti, se volete.


                                                                                                                            Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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