venerdì 28 ottobre 2016

Vuoi stirare con me?

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Difficile dire a che genere di argomento si possa riferire quanto sto per scrivere; quando inizio quasi mai so come finirò e quali temi toccherò. 
Poiché non devo nulla a nessuno, con questo blog, non ci guadagno nulla né vendo nulla, non è una testata giornalistica e, pur restando responsabile di ogni cosa che pubblico, mi sento nella posizione privilegiata di chi può gestire, entro limiti ragionevoli, la propria libertà ed indipendenza, seguo solo le mie idee e vi dedico il tempo che ho a disposizione, quando ne ho desiderio.

Recentemente ho meno tempo per la rete e per i social (necessità dettata dalle circostanze) e tra le alternative alla navigazione, una tra le tante, forse la meno gradita, per ora, c’è la necessità di stirare.
Capita che si debbano affrontare mutamenti, ed è meglio farlo con una buona dose di pragmatismo ed umiltà, ma anche con un certo orgoglio, anzi, se ci si riesce è meglio. Perché una sfida deve essere vista come una sconfitta solo perché ci si viene obbligati? Pur restando una grossa rottura (concetto assodato), rimane il fatto che l’accettarla dimostra che si è in grado di reagire.

Se poi arriva un po’ di sana pazzia, che trasforma la faccenda in gioco ed offre la possibilità di cercare soluzioni innovative a basso costo, allora credo di poter essere, nel mio piccolo, soddisfatto.

Non ho mai gradito l’idea che stirando il cavo elettrico del ferro da stiro si sposti su quanto appena stirato per stropicciarlo di nuovo, con pieghe non desiderate. Nelle stirerie professionali i cavi scendono dall’alto, ma un normale piccolo elettrodomestico non prevede questa possibilità, e la soluzione è possibile, lo posso garantire, solo, ed in modo parziale, con caldaie abbinate al ferro che hanno un costo non proprio adatto a tutte le tasche. Inoltre sono sistemi pesanti, ingombranti, inadatti ad un uso tutto sommato limitato come vorrei che restasse il mio. Ed allora?


Allora prima ho cercato soluzioni commerciali, e non ho trovato nulla che mi potesse soddisfare, poi sono andato a vedere cosa offrono negozi di ferramenta e simili, ed ho avuto l’idea. Un tubo flessibile di plastica, del tipo per liquidi o anche per cavi elettrici, ed un gomito. Costo totale meno di cinque Euro. A casa ho segato facilmente il tubo per ottenerne una parte più corta, ho innestato le due parti nel gomito, ed ho ottenuto una grossa L. Dopo un paio di tentativi ho trovato pure il modo per fissare questa L rovesciata all’asse da stiro in modo rapido e facile da montare e smontare. A questo punto tutto era pronto. Il cavo elettrico poteva essere sostenuto dal braccio flessibile e scendere dall’alto, ed io avevo risolto un mio problema decennale. Se qualcuno è interessato e lo vuol copiare, non ne chiedo alcun copyright.

Ed ora mi resta ancora il dubbio di come classificare questa cosa. Economia domestica? Soluzioni intelligenti per deficienti? Come perdere tempo con problemi non esistenziali? Non lo so e non mi interessa. Io ultimamente stiro così.

                                                                                                                            Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

giovedì 27 ottobre 2016

vergogna




L’incapacità di entrare dentro il dolore, accettarlo e lenirlo, quando tocca gli altri, e di curarlo, di farsene una ragione, di non tentare di fuggire, ma restare, nel modo più giusto, per aiutare, capire, ascoltare.

Buttarsi nel fare, nell’agire d’impulso per reagire, per non pensare, e non trovare alcuna via praticabile, e immaginare, o sognare, come antidoto. Dormire.

La soluzione cercata non è facile, e non si può neppure chiedere aiuto. Alla fine si diventa ripetitivi, indisponenti, monotematici, e serve una maschera, una adatta per l’occasione, e occorre un interesse, utile a distrarre, e forse molto altro, difficile da definire.

Si cerca la salvezza, la migliore possibile, eciò che pesa è la vergogna, il senso di colpa per non aver potuto o non voluto, l’ammissione dei limiti, quelli che non si vorrebbero mai raggiungere.

Gli invitati alla festa sono eleganti,
la musica è piacevole e ogni tanto emerge una risata
nella confusione ben organizzata dei rapporti che si allacciano
e, come è umano, mutano.
La festa è il momento pubblico, la vetrina.
Nel bagno privato del padrone di casa si asciuga una lacrima,
ed una pillola allontana, allontana, allontana,
sino a quando si decide di rientrare.

                                                                                                                            Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

martedì 25 ottobre 2016

la pioggia

Se scende la pioggia significa che nulla è ancora perduto, che la speranza è possibile, che un processo iniziato male può invertire il suo corso e che la vita come la vorremmo è a portata di mano, o possiamo raffigurarla raggiungibile. Immaginare che qualche cosa sia possibile non è un atto di fede e neppure una certezza, è piuttosto un mezzo pratico e logico per organizzare l’improbabile. Del resto la storia umana è piena di piccoli o grandi passi avanti resi realtà solo dalla fantasia di qualche utopista che all’inizio non era neppure preso sul serio.

Una favola ci abitua a sognare, la pratica ci spinge a tentare, e poi, quando si è in gioco, occorre rischirare. La pioggia cade e ci ricorda che i cicli naturali non si sono ancora interrotti, che ci restano margini di umanità, magari solo isole circondate da un mare in tempesta, ma reali, calpestabili, solide.

Se chiudiamo una porta agli altri escludiamo per primi noi stessi, diventiamo quasi sicuri che anche noi, in circostanze simili, saremo rifiutati. La pioggia cade e bagna tutti, fa crescere le piante, scorre sul terreno curato e su quello degradato, porta ricchezza o tragedia, ed il risultato sarà quello che ci saremo costruiti prima. 
La pioggia ci presenta il conto perché non ha alcuna legge morale da seguire e tutte le nostre invenzioni culturali, se non saranno sufficientemente solide, lei le travolgerà.

Non so se esiste una via laica al cristianesimo, se il comunismo reale si può immaginare diverso da quello noto, e se la scelta liberista può esistere salvando anche l’umanità, non solo il capitale.
Vedo che oggi piove, che qualcuno ha paura e si trincera, che qualcun altro fugge e vorrebbe attenzione, ed io forse potrei uscire per camminare sotto la pioggia e rubare un po’ della sua forza inarrestabile; magari farmi anche bagnare, perché non ho alcuna intenzione di accettare che tutto sia perduto.

                                                                                                             Silvano C.©   

        (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

lunedì 24 ottobre 2016

Cosa ci spinge a costruire monumenti




Cosa ci spinge a costruire monumenti, ad innalzare cattedrali ed edificare ville magnifiche, ponti che uniscono ciò che la natura ha diviso, grattacieli che si sfidano tra loro per primeggiare senza poter dire di aver vinto l’ultima battaglia e ad ammirare piramidi, templi e moschee stupendi, castelli nati per la guerra e ora celebrati come vere opere d’arte, e mura per le città, e immensi cimiteri per ricordare i grandi e anche chi grande per tutti non è mai stato, ma certamente per qualcuno sì?

Quello che ci spinge a costruire celebra un desiderio di vita e di dedicare il nostro lavoro a qualcuno, a volte obbligando i diseredati a costruire ed altre per darci la soddisfazione di aver fatto personalmente, di aver lasciato un segno, o forse per essere ricordati. La vita vuole essere ricordata, è nella sua natura replicarsi e, quindi, pensare al futuro, invadere il tempo che non è ancora arrivato con la sua forza, e prevedere le mutazioni adattandosi a loro ancor prima che queste possano avvenire.

È la vita che ci fa costruire i monumenti che ricorderanno noi o chi desideriamo non venga scordato, ed è sempre la vita che obbliga ognuno a fare ed a trovare uno scopo, un motivo, a proseguire, scordando in parte il passato ma allo stesso tempo senza poterlo ignorare completamente.
La vita è ottimista, accetta le sfide e le vince, tutte, una dopo l’altra.
Non è detto che saremo noi i vincitori, sia chiaro; non c’è motivo alcuno per pensare che noi abbiamo ragione e che alla fine avremo previsto ogni cosa.
L’ottimismo in questo caso è nella forza vitale che spinge i singoli ad esibirsi in prove assurde e talvolta perdenti, e, anche ad innalzare monumenti.
                                                                                                      Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

domenica 23 ottobre 2016

Allegri discorsi domenicali aspettando il mese di novembre




Ma tu vuoi essere cremata o no?
Io sì, voglio essere cremata, e tu?
Anch'io, ma mio fratello no.
Tuo fratello è un caso a parte, sai cosa ne penso.
Lo so, per certe cose è fuori di testa, e non solo per la cremazione.
Sai che stavo pensando ad una cosa, dopo il funerale della settimana scorsa?
Cosa?
A comprare un loculo, mio zio se lo era comprato ancora vivo, ed aveva fatto preparare pure la lapide con la fotografia.
So di tuo zio, ma quello viveva da solo, senza parenti vicini, e senza figli, non voleva pesare su nessuno quando sarebbe arrivato il momento.
È vero.  Ricordo che quando lo vedevano su quella lapide rimanevano stupiti.  -Ma come? L’ho visto due giorni fa e stava benissimo- E solo dopo capivamo che lui si era fatto fare la lapide da vivo, ma con una data non scritta.
Era mezzo matto.
Mica tanto. Aveva pensato a tutto. E se noi ci pensassimo ora? Un bel loculo e magari una foto assieme? I nomi già scritti e solo le date in bianco?
Ma sei fuori pure tu. Che razza di idee avete voi in famiglia?
Ma pensaci. Il primo che se ne va arriva e tiene il posto per l’altro. E l’immagine ci raffigura assieme, in un momento tranquillo. La vita non è solo problemi, è fatta anche di momenti felici, e a me piace l’idea che la mia foto non mi ritragga vecchio e col muso lungo, ma un po’ più giovane e sorridente.
Io non so che dire, credimi, solo che mi sembrano discorsi un po’ strani per una domenica mattina, anche se manca poco a novembre.
                                                                                                                         
                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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