martedì 30 agosto 2016

Non ti posso perdonare




Ho condiviso la paura, che è stata la mia paura.
Ho pensato che non fosse il caso di farmi commuovere da messaggi parziali che chiedevano solidarietà perché ho sempre creduto che questa dovesse essere diversa, solida, pensata per tempi lunghi, non emotiva per silenziare la coscienza.
Ho letto di chi sostiene che noi italiani nelle difficoltà (che non di rado sono dovute a nostre colpe) siamo in grado di dare il meglio.
Ho seguito con dolore il crescendo dei numeri che riguardano i morti, i feriti, gli sfollati.
Ho letto e visto atti di vero eroismo. Non tutti sono delinquenti, o profittatori, o ladri.
Ho visto, e letto, e sono giorni che vivo con questo pensiero, dal 24 agosto per essere preciso.
Ora si sa che in Italia metà circa di tutto ciò che abbiamo costruito non è sicuro, che anche luoghi che dovrebbero essere sacri, da questo punto di vista, come ospedali e scuole, potrebbero crollare. Pure casa mia è potenzialmente una trappola, e non mi fido più di nessuno.

Ecco, di questo non ti posso perdonare, e se tu, come amministratore pubblico o tecnico di un comune hai avuto il coraggio di mentire o di non fare il tuo dovere sino in fondo anche con i tuoi concittadini più vicini, coi tuoi stessi amici e parenti, con i più deboli della tua comunità, quelli che contavano su di te, io non ti posso perdonare. Mi hai tolto la fiducia.

                                                                                                                            Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

sabato 27 agosto 2016

Sono io il colpevole



Basta con le frasi fatte e ripetute sino alla noia, ormai stomachevoli, con le parole di pietà e di vicinanza, con l’invito a donare e a non essere insensibili. Basta con gli immancabili e macabri servizi fatti sulla pelle di chi ha perso tutto o quasi tutto, che sono servizi fotocopia fatti esattamente come con le alluvioni in Sardegna, con le alluvioni a Genova, col terremoto a L’Aquila, col terremoto in Emilia, e mi fermo.  

E, principalmente, basta con le accuse a tutti. Accuse al governo, ai furbi, a chi non ha programmato per tempo la messa in sicurezza, a chi ne ha approfittato, ai giornalisti che fanno il loro lavoro a volte correttamente ma altre volte peggio degli sciacalli, solo per la loro visibilità.

Basta con i social dove ogni idiota dice la sua ed ottiene tanto più seguito quanto più stronzate o falsità dice, spacciando per il frutto intellettuale di un genio i suoi deliri.

Se si cerca un colpevole per i crolli e le tragedie del terremoto delle ore 3.36 del 24 agosto 2016 mi costituisco, quello sono io. Smettete di cercare altri colpevoli ed assolvetevi tutti, in prima persona. La colpa è solo mia.

Sono morte sotto le macerie molte povere persone, poche veramente ricche, da quello che vedo, perché i ricchi hanno la possibilità di comprare o vivere in case costruite con moderni criteri antisismici, o comunque edificate con materiali di buona qualità, seguendo le normali procedure di buon senso da rispettare nelle costruzioni eseguite a regola d’arte. Basterebbe solo questo, la scelta di materiali adatti e il non affidarsi a muri innalzati senza un collante statico corretto (conoscenze che già gli antichi romani possedevano) per evitare tanti possibili lutti.

Sono colpevole, dicevo, perché vivo in una casa non sicura al 100%, perché durante le riunioni condominiali non pianto grane sino a quando non ottengo che tutto sia in sicurezza e certificato da ditte specializzate (e fare i rilievi costa, ma nessuno vuol spendere), perché non mando a quel paese il condomino che di fronte ad una ristrutturazione milionaria, non pagata da lui, rifiuta di pagare, di tasca sua, meno di mille euro per far inserire nella fondamenta un sistema che annulli o riduca molto l’effetto della liquefazione del suolo, cosa gravissima per gli edifici, in caso di sisma.

E sono sempre colpevole perché compro un appartamento che costa un po’ meno esattamente perché è meno sicuro, e perché non mi posso permettere di investire in sicurezza sulla casa ma posso comprare un’auto e su quella, volente o nolente, rispetto i termini delle revisioni e la tengo in ordine.  Sono colpevole se accetto, con la mia casa singola, che il vicino non curi la sicurezza della sua casa, accostata alla mia, e che in caso di terremoto mi coinvolga nel crollo.

Sono colpevole se penso che sia improbabile che un terremoto mi colpisca, e quando poi, una volta che il mio immobile crolla o viene danneggiato, mi metta a piangere accusando la fatalità, la sfortuna, il destino, e non la mia miseria, la mia incapacità di far fronte a lavori di messa in sicurezza, di proteggere, con evidenti sacrifici, me e le persone che amo, oltre a tutto ciò che possiedo. Ecco, credo di essere l’unico colpevole. Non cercatene altri, non accusate altri, la colpa è mia.

                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

venerdì 26 agosto 2016

Come aiutare i sopravvissuti al terremoto



Se sopravvivi ad un terremoto ed hai la fortuna di perdere solo cose, non la vita, oppure, ed è molto più tragico, perdi anche persone care, ma tu resti, i tuoi valori mutano, e alcune priorità che c’erano prima diminuiscono d’importanza.
Come il malato che ha superato una grave malattia, e capisce cosa prova chi ancora lotta contro di essa, oppure come chi ha subito un lutto, ed ora vede il dolore da dentro, senza bisogno di immaginarlo, così è chi ha vissuto un terremoto.

La vita deve continuare, non come prima, ma deve continuare. Prima di tutto i bisogni elementari, poi i rapporti umani, poi la realtà che prima era la quotidianità, che devi fare di tutto per ripristinare. Poi verranno le ricerche delle responsabilità, si cercherà chi ha speculato, chi ha rubato o mentito, ti chiederai magari se tu per primo avevi fatto tutto il possibile per proteggere te ed i tuoi cari cercando di rendere la tua casa sicura. Ma quello verrà dopo, la necessità primaria è ricominciare a vivere.

E serviranno aiuti, molti aiuti, che dovranno venire dallo Stato, dal volontariato e dalla generosità di tutti. Non voglio criticare, e sarebbe facile, la sistematica risposta alle emergenze e mai la vera programmazione della sicurezza abitativa a livello nazionale. E non voglio neppure dire dei delinquenti che guadagnano sulla nostra sicurezza, per loro dovrebbe bastare il codice penale. Ora mi preme il tema che riguarda gli aiuti economici donati da chi si sente di farlo.

Ho già scritto che non credo alle collette organizzate a livello mediatico, agli sms solidali, ai fondi donati in modo non del tutto evidente nei loro fini. Ho spiegato che il sindaco di un paese colpito è la persona che per ruolo e conoscenze è la più indicata per decidere subito le priorità e che quindi è ai singoli comuni che si devono fare le donazioni, dopo aver capito a chi servono di più. Tutte le altre forme di aiuto non sono altrettanto rapide, e rischiano di passare troppi mesi prima che una donazione di oggi sia utilizzabile dai destinatari che avevamo in mente. Sarà lo Stato ad intervenire per coprire eventuali differenze eccessive tra alcune realtà ed altre.

La soluzione è il bonifico bancario, l’unica immediata, che arriva il giorno dopo il nostro ordine. Io voglio raccontare un episodio, di non molti anni fa, a questo riguardo. Erano stati colpiti da terremoto vari comuni ai quali sono affettivamente legato. Mi sono recato in banca per alcuni bonifici mirati e per un importo perfettamente accettabile rispetto alle mie disponibilità. Ovunque si diceva di eseguire queste operazioni, e che non ci sarebbe stata commissione. Nel mio caso invece ci fu la commissione. Chiesi stupito come mai questa cosa e la risposta fu demoralizzante. Nessuna commissione solo se effettuavo il bonifico sul conto corrente consigliato dalla banca. A quel punto non ho detto nulla, ma sono uscito incazzato, dopo aver eseguito senza alcun pentimento le operazioni che avevo programmato.

Ho pensato, forse sbagliando, ad una forma di mafia pure nella gestione della solidarietà. E sono sempre più convinto, quindi, che gli sms solidali, le campagne che pubblicizzano un generico numero di conto o altre iniziative simili debbano essere ignorate. Io voglio scegliere a chi far arrivare domani stesso quel poco che decido oggi di donare.

                                                                                      Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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