mercoledì 4 maggio 2016

Perduti a Rovereto



 
Li vedo che stanno guardando due cartine della città, ognuno la sua, capelli bianchi entrambi, sembrano persi a due passi dal centro. Eppure Rovereto non è una metropoli, e non è neppure Bologna, dove non si perde neanche un bambino.
E loro non vengono da Berlino, ma io non lo saprò mai, da dove vengono, perché con le lingue dovrei vergognarmi. Sono pigro e ultimamente non ho occasioni di andare all’estero, quindi non ne parlo nessuna a livello decente, mi accontento dell’italiano, del dialetto ferrarese e un po’ di quello trentino.
Ma lasciamo perdere i miei limiti linguistici, raccontati solo per far capire che con loro due non ho avuto un grande dialogo. Pure loro del resto non parlano la lingua di Dante, quindi la responsabilità non è solo mia.

Capisco che cercano un albergo in Corso Rosmini, e noi siamo vicini ai giardini Alla Pista, in Via Flaim. Mi rendo conto che spiegare come arrivarci mi è impossibile, e se non sanno leggere le cartine mi resta poco da fare, e decido di accompagnarli. Mi improvviso guida turistica, indicando le poche cose degne di nota che incontriamo lungo la strada che faccio loro percorrere, ma non so se capiscono. Quando mostro loro ciò che resta di vecchi edifici militari costruiti durante il fascismo annuiscono, forse il termine fascismo lo riconoscono. Poi li conduco in un passaggio aperto di recente, in due minuti siamo all’incrocio con Corso Rosmini e finalmente si rendono conto di dove si trovano, ringraziano e mi danno la mano per salutarmi.

Che bestia sono a non conoscere le lingue, mi dico dopo, quando torno suoi miei passi ed entro nella libreria Arcadia, aperta da poco.
In quella libreria ho già comprato vari libri e ne ho iniziato uno solo, per ora. Non sono entrato per comprare, stavolta. Voglio solo fare un regalo alla libraia: tre segnalibri Arcadia, tra i tanti che io raccolgo ovunque mi capiti di arrivare. Questi sono ricordi del Museo Tridentino di Storia Naturale, quando la sede era in via Calepina, a Trento, prima di diventare il Muse, mutando completamente l’aspetto e l’offerta del museo.  Il Muse è magnifico, certo, ma a me mancano le sale della vecchia sede nel centro storico.


                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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