sabato 14 maggio 2016

il fascino discreto dell’intima toilette


Louis-Léopold Boilly, La Toilette intime ou la Rose effeuillée



È strano come a volte certi temi chiedano di essere affrontati, e parlare di bidet è in effetti poco comune, ma di quello intendo trattare qui, e di ricordi personali, ovviamente.

Tutto nasce da un volumetto particolare, la Guida del soldato in Sicilia, che il generale Eisenhower alla vigilia l’operazione Husky (lo sbarco in Sicilia, nel 1943) fece consegnare a tutti i 450.000 soldati americani impegnati nell’operazione per dare istruzioni sul comportamento da tenere e sui rischi, non solo militari, ai quali i soldati alleati si stavano per esporre. La guida è stata tradotta e pubblicata da Sellerio e in particolare, nel capitolo che mi interessa, IGIENE E SALUTE, si legge: Gli abitanti del luogo, vivendo in condizioni primitive…(etc.)   
Nell’introduzione al volumetto Andrea Camilleri, un po’ piccato con chi aveva scritto il testo, dice: …Perché nel 1943 anche in un piccolo paese come il mio il novanta per cento della case erano quasi tutte dotate non di latrine ma di stanze da bagno con vasca e bidet. Così come dignitosi servizi igienici offrivano i vari locali pubblici
La frase di Camilleri, per iniziare, è imprecisa; parla di novanta per cento, percentuale chiara, ma poi aggiunge un quasi. Si tratta allora dell’ottantacinque per cento, dell’ottanta per cento? Ma tralascio questo aspetto marginale, e rifletto. Io sono nato alcuni anni dopo il 1943, in una città del nord, probabilmente meno civilizzato della Sicilia di Camilleri, oppure in una famiglia di condizione sociale decisamente molto più bassa della sua e della maggioranza delle famiglie siciliane.
Fino ad oltre la metà degli anni 50 infatti ho utilizzato una latrina, in cortile. E poi, sino alla metà degli anni 60, un gabinetto alla turca privato, ma senza vasca da bagno o bidet, che ho avuto il piacere di conoscere direttamente solo attorno al 1965, quando ci trasferimmo in una casa popolare in città, guarda caso negli anni nei quali Celentano cantava:
questo ragazzo della via Gluck
si divertiva a giocare con me
ma un giorno disse: “vado in città”
e lo diceva mentre piangeva
io gli domando: “amico non sei contento?
vai finalmente a stare in città
là troverai le cose che non hai avuto qui.
Potrai lavarti in casa senza andar
giù nel cortile”
Questo mi fa pensare che forse non tutti, ancora nel 1966, avessero il bagno ed il bidet in casa, non certamente il novanta per cento degli italiani, anche se Camilleri dice diversamente.

Poi su una giornale leggo un articolo sul bidet dove si spiega che il sanitario per la toilette intima venne inventato in Francia all’inizio del 1700, ma è oggi sempre meno diffuso, e che attualmente è l’Italia il Paese dove è più usato al mondo.
Scopro che il bidet fu prima conosciuto nelle case d’appuntamenti e poi si diffuse tra tutti, trasferendo quella moda libertina anche negli strati alti della società.
Leggo l’articolo e capisco che la toilette intima non è solo un fatto di memoria personale, ma è storia di costume, di evoluzione, ed è anche un modo per valutare gli strani percorsi scelti dal progresso per farci progredire, o mutare, nel tempo.
Mi viene il desiderio di fissare questi pensieri, qui, e intanto ricordare con gratitudine mio padre che costruiva per gli altri appartamenti con il bagno in casa mentre a noi, ancora, non poteva dare il bidet. Poi ci ha dato molto altro.

                                                          

                                                                                                  Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)


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