sabato 20 febbraio 2016

Perché tu hai più di me?




La dote aurea, la virtù della moderazione e della visione distaccata e tranquilla, quanto è lontana?
Ieri è morto un uomo importante, colto ed ironico, curioso ed aperto. Sapeva mescolare le carte in modo ammirevole offrendo visioni diverse, nuove.
Perché era tanto colto? Perché lui sì e tanti altri no, io per primo? L’ammirazione però deve avere la meglio sulla stupida invidia, e solo un bambino piccolissimo si può dire innocente ed irresponsabile di quanto gli accade. Già con i suoi primi rapporti con i coetanei inizia a sviluppare il seme che lo renderà persona completa, negli anni che verranno, e poco alla volta le sue scelte saranno sempre più consapevoli, e lo condurranno dove poi, a quarant’anni, si ritroverà.
Tutti i guai che avrà incontrato saranno sempre e solo stati causati da colpe altrui? E non si arrogherà meriti, per quanto riguarda i suoi successi?

“Perché tu hai più di me?” sino a che punto è una domanda corretta, in queste condizioni?
È corretta se nell’organizzazione che ci siamo dati (?) intere aree sociali sono penalizzate, e se il sistema impedisce in modo quasi impenetrabile di passare da una condizione all’altra, ma è sbagliata se mette a confronto situazioni simili e con adeguate opportunità.
Nascere in una famiglia agiata, borghese, dove la cultura viene data assieme al nutrimento dell’infanzia è un vantaggio enorme. Pure nascere in famiglie più umili però non è penalizzante se alcuni stimoli arrivano a segno, se si incontrano le persone giuste (i buoni maestri) e se si è curiosi, suggeriva Eco.

Ora, dopo tanto tempo, capisco sempre di più l’importanza del passato come base irrinunciabile per andare avanti, per valorizzare alcune persone e rendermi degno di tutti quelli che hanno creduto, fortemente creduto, sino a rinunciare a vantaggi immediati per sé stesse investendo nel futuro.
Alla fine ho quasi l’impressione che sia questo il segreto della vita, immutabile, esattamente come avviene nella trasmissione genetica. Un figlio eredita dai genitori malattie, certo, ma con loro anche millenni di storia ed evoluzione umana e delle specie che ci hanno preceduto.

Provo invidia, sempre, per chi ha avuto antenati illustri, nonni importanti, genitori colti e illuminati. Ma sono stupido a dar troppo peso a tutto questo. Nascere non è un merito, neppure una colpa. Alcune persone non devono avere la mia invidia, non mi hanno mai fatto nulla di male per il solo fatto di avere avuto quei genitori. Dovrei solo essere felice per loro. E dovrei tenerle come esempio.

S’a pens a tant temp fa ades am vien al magon. A son stà stupid e cativ, a n’ho capì nient, e quel ca duveva far an l’ho brisa fat. Adess l’è tardi, pensarag l’è inutil. A pos sol ricurdar, ametar, ricambiar un poc con chi am stà avsin, chè al temp al n’è brisa finì, incora. Al temp l’è chi, adess. E adess i’è chi tuti, i sent intorn’amì. E im dis tuti d’andar avanti, senza star a guardar o invidiar nisun.
A n’am pos brisa lamantar.

                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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