giovedì 14 gennaio 2016

Una pura invenzione




Agostino non lo sa ancora, ma quello sarà il suo ultimo giorno di vita. La signora verrà per portarlo con sé a metà pomeriggio, mentre starà preparando progetti e crederà che si possa aprire uno spiraglio diverso, una nuova speranza per il futuro. Ma non serve anticipare troppo i tempi, ritorniamo al mattino.

Quando esce di casa per andare al discount dove da poco ha trovato un impiego temporaneo è meno depresso del solito e sfiora un timido ottimismo. Per pochi mesi avrà uno stipendio, basso, ma sempre meglio di nulla.
Con lui, esattamente lo stesso giorno, è stata assunta, con l’identico tipo di contratto precario, anche Licia, di un paio di anni maggiore, laureata da tre anni, al suo ventunesimo impiego provvisorio dopo aver svolto quasi ogni tipo di mansione ad esclusione dell’assistente sessuale in strada, la notte, e di poche altre.

Lei è stata messa alle casse, dove passa per ore i codici a barre dei prodotti e, raramente, deve chiamarlo per un controllo prezzi. Lui invece è l’addetto al magazzino merce e deve continuamente verificare che nelle corsie con le scaffalature i cartoni ormai vuoti siano sostituiti con quelli pieni. Verificare è quello che gli hanno detto assumendolo, in realtà deve portare dal magazzino la merce da vendere. Ha avuto anche l’incarico di controllare che non avvengano furti, ed è il compito più sgradevole, ma è costretto ad eseguirlo perché una percentuale della merce rubata durante il suo orario di servizio gli verrà addebitata a fine mese, e il suo stipendio, già basso, potrebbe risentirne in modo notevole. Non è chiaro come si stabilirà in quale turno è avvenuto un certo furto, visto che alcuni controlli non sono automatici e non è possibile effettuarli in tempo reale, ma gli è stato spiegato che in ogni caso qualsiasi furto comporterà un danno anche a lui.

Durante la pausa pranzo, quando nel punto vendita l’affluenza è minore e a turno tutti possono mangiare qualche cosa che si sono portati da casa ritirandosi in un piccolo ufficio-ripostiglio-cucinotto, vicino al distributore automatico per le bevande calde accessibile anche dai clienti, avverte un leggero giramento di testa ed un dolore al ventre, ma poi gli passa, e dopo i suoi trenta minuti di libertà controllata è pronto a lasciare il posto ad un collega per riprendere il lavoro. Ricomincia a portare sugli scaffali le imitazioni di una bevanda famosa, le finte scarpette di marca, le “lussuose” confezioni di surrogato di cioccolato e le montagne di carta igienica.

Ogni tanto lancia un sorriso a Licia; le è decisamente simpatica, e spera di esserlo pure lui a lei, ma per ora ha scambiato solo poche battute. Sa che abita a qualche chilometro dal discount, in una frazione un po’ isolata, e che arriva al lavoro con un piccolo scooter. È rimasto affascinato dal suo modo di sfilarsi il casco e liberarsi i lunghi capelli, ma ha potuto ammirare lo spettacolo solo tre volte in tutto. Fa nulla. Ci sarà tutto il tempo qui al lavoro, pensa, sbagliando.
Mentre un po’ segue le proprie fantasie e le corsie si rianimano di clienti nota un paio di ragazzotti che girano con una bellissima faccia da schiaffi tra gli scaffali, toccano tutto, spostano per guardare e poi rimettono a posto, e, ne è sicuro, ogni tanto fanno finire in tasca qualche cosa. Li osserva alcuni minuti, poi decide di intervenire. Si avvicina, si presenta, spiega che lui deve prevenire i furti e che loro dovrebbero rimettere a posto, o anche solo appoggiare sul primo posto libero, quello che stanno tentando di rubare. In quel caso lui non avrà visto nulla, e non ci sarà alcuna conseguenza per nessuno. I due si guardano attorno, vedono che nel discount ci sono troppi dipendenti presenti e decidono di svuotarsi le tasche, davanti a lui, appoggiando diverse cose direttamente a terra, con aria di sfida. Prima di allontanarsi però uno dei due gli dice, sorridendo, che lo conosce, e che la pagherà per quello che ha fatto.

Agostino, che tra pochissimo ha un appuntamento che non si aspetta, rimane preoccupato, non gli va di trovare grane per un lavoro malpagato, e inizia a pensare di lasciar perdere tutto, di recuperare un po’ dei pochissimi soldi che gli restano sul conto ed emigrare in Austria, nella speranza di riuscire a trovare un impiego come suo cugino, emigrato da soli due anni e già con un posto fisso ed uno stipendio più del doppio del suo. Vede alla cassa Licia, e capisce che se va via non la vedrà più, ma poi, alla fine, di cosa è veramente certo?

Si sta dirigendo di nuovo verso il magazzino quando un uomo ed una donna gli si affiancano, l’uomo gli mostra un tesserino della polizia, e gli dice di salutare inventando una scusa, un malessere, e di allontanarsi dal posto di lavoro seguendoli. Se farà come gli dicono eviteranno di arrestarlo davanti a tutti. Il mondo gli crolla addosso. Sempre con i due vicini prende la sua giacca dallo stanzino dove i dipendenti tengono il loro armadietto, si avvicina al capoturno e spiega che non si sente bene e deve andar via, poi segue i poliziotti, esce nel piazzale e viene fatto salire su un’auto anonima dove un terzo uomo aspetta al posto di guida. Licia vede quanto succede, ma non capisce esattamente cosa stia capitando ad Agostino, che tiene gli occhi bassi.  Nota solo che lui si allontana con uno sconosciuto ed una signora abbastanza elegante.

In meno di un’ora, in un ufficio che lui nemmeno sospettava esistesse, in un palazzo davanti al quale praticamente passa tutti i giorni, gli viene contestato un reato che non capisce. Lui avrebbe nascosto armi e droga per conto di un clan di camorristi in casa sua. In quei minuti esatti una squadra sta effettuando una perquisizione nella sua abitazione, e lui è invitato a collaborare. La signora, decisamente molto bella ma dall’espressione poco amichevole, tenta di farlo ragionare, e quindi di confessare. Niente da fare però. Lui continua a fingere di non capire nulla di quanto succede.
Passa un’altra ora. Lui è tenuto, controllato da un uomo armato, in una piccola stanzetta senza finestre. Poi passa ancora un po’ di tempo, e finalmente viene fatto accomodare nell’ufficio di prima, con quella signora che ora lo guarda in modo un po’ diverso.
Lei gli spiega che il suo cellulare è stato clonato, che i suoi documenti sono stati copiati e che, in definitiva, c’è stato uno scambio di persona. Quando esce, da libero cittadino, nella piazzetta dove ogni tanto da ragazzino correva perché era in ritardo per andare a scuola, decide che quello è il suo ultimo giorno in Italia.  La sua vita dal giorno dopo ricomincerà in Austria, con pochi soldi, con poco tedesco in testa, con poca voglia di guardare indietro. I genitori capiranno, lo sa, e per ora non gli mancano sicuramente. Forse gli mancherà Licia, non lo sa, e forse troverà Ingrid, neppure questo sa.  


                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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