giovedì 28 gennaio 2016

una giornata come tante




Il giorno prima Jan Groloh dimentica la scadenza di un premio assicurativo e, come se non bastasse, anche il fine mese incombente, con una rata condominiale ad esso legata. Ha la testa persa, i problemi non mancano mai, ma cerca di dormire la notte che segue e finalmente, di buon’ora, si sveglia sapendo che prima dell’appuntamento dal dentista, fissato da tempo, potrebbe recarsi alla sede della sua assicurazione e poi alla filiale bancaria.
Si prepara senza perdere tempo: colazione in fretta, doccia, controllo documenti e denaro, e finalmente esce di casa. Appena chiuso l’uscio realizza di non aver preso le chiavi dell’auto. Poco male. Riapre, le prende dal ripiano dello stipetto e richiude la porta.
Quando ormai è quasi arrivato agli uffici dell’assicurazione, si rende conto che ha scordato di farsi la barba. Ma come? Ma se pensavo di averla… Peccato… troverò una scusa. Per fortuna però non c’è traffico, e anche nell’ufficio dove a volte trova varie persone in attesa ora non c’è nessuno. Saluta un’impiegata che conosce da tempo, e che da un po’ non vedeva, ed in pochi minuti l’operazione è ultimata. Perfetto. Ora Jan può andare alla banca. Anche lì di solito code a non finire, è per quello che è uscito prima del solito.
Appena entra però, dopo aver trovato il parcheggio molto facilmente, una bella sorpresa. Delle due casse una è libera, e si accomoda, dopo aver atteso l’invito dell’impiegata, una che non ha mai visto, dall’aria simpatica. Si siede, visto che in quella filiale funziona così, prende le sue carte e in meno di cinque minuti ha effettuato l’operazione e pure un prelievo. Ottimo. Guarda l’orologio. È prestissimo. Malgrado la sua testa sia piena di paure e problemi non sa trattenere le parole che escono, dotate di vita propria:
-        Incredibile, sono uscito presto per avere il tempo di far tutto prima di un appuntamento alle dieci, ed ora è prestissimo, mi sono sbrigato troppo in fretta. Ci starebbe quasi un incontro sentimentale, ma lei vedo che è impegnata, e la devo salutare.
Lei, un po’ stupita, fa un sorriso di cortesia, e chissà cosa pensa di quel vecchio con la barba non fatta che fa pure lo spiritoso.
Lui intanto esce e, guardando l’orologio, si rende conto che ha effettivamente molto tempo davanti, e decide di fare una sosta al supermercato, che è di strada. Così si eviterà di uscire il pomeriggio, non tutto il tempo che rimane viene per nuocere.
Anche quella sosta imprevista gli porta via meno di quindici minuti, ed è costretto a rimettersi in viaggio per arrivare allo studio associato Bekker, quello del suo dentista. Trova uno stallo libero praticamente davanti alla porta dell’ingresso, e manca ancora mezz’ora all’appuntamento. Sono le nove e trenta. Non ha senso entrare con tanto anticipo. Si concede due passi, scatta qualche foto nel piccolo centro con un'antica storia e con un presente difficile e di abbandono, poi, circa un quarto d’ora accademico prima del dovuto, suona il campanello. La saletta d'attesa è vuota, e vi rimarrà più del previsto perché Kerk prolunga un po’ l’intervento precedente al suo.
Ora Jan si sente libero di pensare di poter tentare di piegare le cose, o di accettarle, a seconda dei casi, e poi rivede l’impiegata della banca, anche se non saprebbe assolutamente descriverla. Non ricorda il colore degli occhi e neppure dei capelli, ma gli è rimasta l’impressione di una ragazza simpatica. E se non fossi sposato, se avessi molti anni di meno, se mi fossi fatto la barba, se lei non avesse impegni sentimentali… e se io non fossi tanto stupido…?

                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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