venerdì 22 gennaio 2016

Terzo millennio (o primo?)

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Se leggo o ascolto o vedo o penso o, per riassumere, tento di vivere e di capire, allora mi deprimo.
I sogni di sviluppo ottimista di quando ero giovane sembra che si siano sciolti esattamente come i nostri ghiacciai, che si riducono anno dopo anno.
I diritti della persona sono rimessi in discussione da noi stessi, non da tutti, ovviamente, ma da molti che ritengono giusto salvare la tradizione ipocrita della famiglia formata da un padre che tradisce e non si interessa ai figli, da una madre felicemente sottomessa (se non ha la patente è meglio) e da figli che distinguono molto chiaramente il rosa per le femminucce e l’azzurro per i maschietti. Io non ho nulla contro questa famiglia, contro quella tradizionale intendo, anche perché ci sono cresciuto, e sarei poco coerente a non dire che era la mia e che la trovavo naturale. Il fatto è che non ho nulla neppure contro le altre di famiglie, quelle formate da due genitori dello stesso sesso, oltretutto in considerazione del fatto che, dicono, sono in grado di dare amore esattamente allo stesso modo ai figli, naturali o meno che siano.
E va bene, fosse solo per questo, in fondo è poca cosa, per molti, no? No invece. La legge 194 sulla tutela della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza è sempre più disattesa, gli obiettori e i cattolici la rendono sempre meno applicata e le donne iniziano a comportarsi esattamente come prima che si arrivasse a questa conquista. Le ragazze (e le coppie) di oggi che non hanno vissuto il femminismo ne fanno un problema personale, non un fatto politico.
Non va bene neppure con la sanità. Pure in questo caso, con la scusa di razionalizzare, tagliare sprechi ed aumentare la sicurezza si sta arrivando ad una sanità di tipo nordamericano: i ricchi pagano e si curano mentre gli altri aspettano i tempi delle code sempre più lunghi e magari muoiono, nel frattempo. Con le proiezione che danno i pochi ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più numerosi, sicuramente non è un passo avanti.
Poi il lavoro. In Italia noi formiamo giovani in gamba che poi regaliamo ad altri paesi (dopo aver pagato per la loro educazione) mentre qui nessuno o quasi trova un minimo di offerta lavorativa degna di questo nome senza una conoscenza importante. Per tutti gli altri, anche molto qualificati, esiste solo il precariato, la sopravvivenza, o addirittura il nulla. Il lavoro cioè non vale più nulla. Nessuno vuol pagare un operaio per quello che sa fare, in Italia, se può trovare altrove qualcuno che svolge la stessa mansione a molto meno. E così poi non è solo in Italia, ma in molti paesi evoluti, grazie al mondo sempre più piccolo ed al denaro che si ottiene solo dal denaro, cioè dalla finanza, e non dal lavoro stesso. In queste condizioni la gratifica economica, essenziale per provare soddisfazione e piacere in quello che si fa, poco a poco sparisce. E spariscono i sindacati, perché anche in questo caso, vince la percezione dell’individuo, non del problema sociale e della necessità di unirsi, per ottenere il riconoscimento dei diritti. Del resto il sindacato ha commesso errori enormi, non ha evitato i pensionamenti di persone sotto i 50 anni, ad esempio, o non ha saputo prevedere una nuova modalità di raccolta di consenso. Del resto c’è ben poco da scioperare contro un’azienda che delocalizza. Si fa soltanto il suo gioco, alla fine.
E poi l’aspetto religioso, pure quello sempre più opprimente. La laicità dello Stato è messa sempre di più in discussione. Da un lato gli integralisti cattolici, gente della porta accanto, nati e cresciuti con noi. Dall’altro lato l’immigrazione con la sua nuova (per noi) fede, più giovane di molti secoli, con i suoi integralismi, il suo voler tornare indietro nel tempo per quanto riguarda la condizione della donna, e non se ne esce. Sembra difficile persino andare d’accordo sul come si deve vestire una donna.
Ma, io dico, una domanda simile ce la poniamo su come debba andare vestito un uomo?
E poi, decisamente stanco e depresso, mi chiedo se siamo nel terzo millennio o ancora nel primo.

                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

2 commenti:

  1. temo che incontreremo sempre maggior numero di uomini con la clava. analisi ricca.

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