sabato 2 gennaio 2016

... non perderti




Quando vedo una stradina che inizia a salire, tra due muretti, l’istinto che mi viene è quello di inoltrarmi per scoprire cosa si nasconde dietro la prima curva e poi dopo la seconda, e poi dopo la terza e così continuando.
Quando questo mi riesce di realizzarlo, a volte, per un bel tratto, non incontro nessuno, altre volte invece qualche persona. Possono essere un ragazzo con uno zainetto o un paio di uomini che sembrano aver fretta, un piccolo gruppetto di turisti o una signora dall’aspetto e dal viso interessante, ed è sempre una scoperta.

Non è raro che si possa scambiare qualche parola, per dare o chiedere informazioni, e poi ognuno prosegue, verso la propria meta.
E se non c’è una vera meta? Non è obbligatorio avere una meta precisa, non è quella la necessità assoluta ed irrinunciabile, e quando lo è sembra quasi di perdere una parte della bellezza e della libertà. Non avere una meta, del resto, è una ricchezza che non tutti possono permettersi. Qualcuno ha detto che il viaggio vale in sé, non per quanto si pensa di dover raggiungere o arrivare a visitare. È il viaggio quello che conta, come nel cammino che si compie per un'urgenza che ci viene dalla vita, o dalla Fede, o da chissà quali altre motivazioni, coscienti o meno che possano essere.

In fondo le crociere sulle enormi città galleggianti (ad esempio quelle che arrivano a Venezia e l'osservano dall’alto) sono una sorta di sintesi di questa realtà. Non conta o quasi sapere quali porti visiterà la nave. Tutto si può iniziare e finire a bordo, in quel luogo artificiale ed enorme che simula la vita di un Paese dei balocchi per adulti. Però un viaggio organizzato e pianificato non è lo stesso di uno lasciato al caso, o molto più esposto ad interruzioni, disguidi, cambi di programma e possibilità di cogliere opportunità impreviste che si è liberi di decidere, per un motivo qualsiasi, di cogliere.

Quindi, il non perderti del titolo non vale in senso letterale. È bellissimo perdersi invece, sbagliare strada e trovare un posto che non si sospettava esistesse, oppure fermarsi con una persona interessante, o ancora finire in un vicolo cieco, dove il cammino viene interrotto per forza. 
Scendere attraverso una specie di mulattiera in auto, arrivare in un paesino dimenticato dalle guide turistiche, in riva al mare, non vedere traccia di altri viaggiatori, sedersi nell’unico tavolo all’aperto ed ordinare il solo piatto offerto dal locale, cucinato al momento, rimane poi scolpito nella mente, indelebile, anche senza scattare foto. E poi risalire per la stessa mulattiera, col rischio di rompere una ruota o una parte del motore, rimanendo bloccati per un tempo non definibile, anche quello rimane poi fissato, per sempre.
Ed è un regalo che ritornando alla civiltà si colora di tonalità subito diverse, che non si ritrovano sulla strada principale, asfaltata, con i cartelli, con altre auto di turisti ed i paesi che corrispondono a quelli della cartina. Non perderti quindi nel noto, nel rassicurante, nell’omologato. Entra dall’uscita, ogni tanto. Se molti vanno a vedere quel film di successo o leggono quel campione di vendite librario non ti ci perdere. E non è per essere snob o per il gusto della diversità. Magari leggi e vedi quel libro o quel film, ma non rimanerci senza uscite. L’augurio che ti faccio quindi è che tu ti perda spesso, in questo anno appena iniziato, ovviamente senza perderti sul serio.

                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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