giovedì 21 gennaio 2016

Dove sono capitato esattamente?



 
Non mi è ben chiaro il perché, ma sono costretto a seguire un amico in campagna. Il paesaggio è quello della pianura, con rare case ed un terreno violentato dalle ruspe e dalle grosse macchine movimento terra. Credo di esserci già passato, in un posto simile, quando, molto tempo fa sono capitato in una zona dove si cercavano idrocarburi, ma ora tutto appare gigantesco.
La cosa che ad un certo punto mi colpisce sono le zolle sollevate da un immenso aratro, che non vedo, ma che sono altre vari metri. Non credo ai miei occhi, eppure sono lì, e quasi avverto l’odore del fango lucido che inizia a seccarsi al sole.

Non dobbiamo fermarci in questo punto però, ma andare più avanti a trovare un gruppo di studio. Il mio amico credo debba dare una consulenza ad un professore universitario che si trova accanto ad una idrovora con il suo gruppo di studenti. L’ingresso a quest’area è severamente vietato agli estranei, tuttavia nessuno ci ha fermati sino ad ora, e non ho visto alcuna recinzione. Con la sua auto, sobbalzando sulla strada sterrata e piena di buche, alla fine arriviamo a destinazione e scendiamo. Lui si avvicina subito al docente, ed io, nell’attesa che lui svolga il suo lavoro, mi guardo attorno. Dal punto dove ci troviamo vedo il canale che parte dall’idrovora e prosegue diritto sino a perdersi, in lontananza. Cerco di non dar fastidio a nessuno, ma uno studente mi nota, e si avvicina. Mi vuol spiegare lo scopo della loro attività sul posto, e mi parla di microorganismi acquatici importanti per non so quale motivo. Gli dico che sono un biologo, e da quel momento non capisco più nemmeno una parola di quello che continua a dirmi. Che strano. Sembra quasi che abbia iniziato a parlare un’altra lingua.

Intanto mi rendo conto che quel posto così riservato e con accesso vietato, con tanto di cartelli molto espliciti ai confini dell’area, in realtà è frequentato anche da un gruppetto di personaggi strani, che mi ricordano un po’ la comitiva eterogena della copertina di un disco di Battisti: Il nostro caro Angelo. Non sono uguali, no, ma l’impressione iniziale è quella. Sto ancora ascoltando lo studente che dice cose incomprensibili quando una ragazza, nel gruppo stravaccato per terra, ai limiti della strada, si alza e mi volta la schiena. Indossa la parte sopra del costume da bagno, ma non quella sotto. Bene, mi dico, ma dove sono capitato esattamente?


                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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