domenica 10 gennaio 2016

Attacco al cuore (prima di Colonia, ora, e dopo Colonia)


Scontro di religioni, scontro di civiltà o semplicemente scontro tra il passato che non vuole passare ed il futuro che non sa farsi largo? Da troppi anni si vuole, in tutti i modi, far capire alla donna che deve tornare ad essere la figura centrale in casa, non nella vita pubblica, cioè sociale e lavorativa.
I rarissimi Paesi al mondo nei quali non esiste parità tra sessi (non è possibile neppure pensarlo, maschio e femmina nascono con finalità diverse) ma nei quali entrambi i sessi si possono esprimere con tutte le loro potenzialità, con una uguaglianza reale che tiene conto delle differenze ugualmente reali e crea le condizioni per un rapporto costruttivo senza privilegi medievali sembrano stare su un altro pianeta.

Se il marito brucia viva la moglie che non esegue alla lettera le sue volontà, se una ragazza non può uscire di casa senza un maschio della famiglia, se non può studiare come i ragazzi, se non può vestire in modo libero senza essere lapidata o trattata da puttana, se la stessa prostituta svolge un lavoro sociale per gli uomini pieni di complessi, con ansie da prestazione e paura di perdere il loro ruolo, incapaci di incanalare i loro desideri sessuali in modo naturale, utilizzando il dialogo per ottenere soddisfazione e non il denaro o il potere, non concessi alle donne, e se i nuovi flussi migratori, ma anche quelli vecchi, non scordiamolo, ci rimandano a modelli di secoli fa, quegli stessi modelli dai quali a fatica ci stavamo emancipando, ed infine se la violenza è ancora una delle modalità per far capire ad ogni donna che deve stare al suo posto e che se capita che qualche maschio vada oltre significa che se lei lo è cercato vestendosi in modo provocante, entrando in certi luoghi, camminando da sola in certe strade di certi quartieri, allora dobbiamo tornare indietro con la mente, cercare di capire, verificare di nuovo ogni nostro luogo comune, ogni battuta, ogni atteggiamento acritico da bar.

Il problema sono quelli che stuprano ed uccidono, è evidente, o che attaccano in branco in mezzo alla folla, che aspettano dietro un cespuglio di un parco o dietro l’angolo di un vicolo, ma prima ancora il problema sta in tutti noi. Noi che ci sentiamo evoluti e civilizzati a volte non ce ne rendiamo conto.

Una delle rivoluzioni necessarie è nel linguaggio, e prima ancora nel cercare di modificare il modo di pensare. La bellezza è un animale strano, difficile da definire con parametri assoluti, ma ognuno di noi si sente attirato da alcuni suoi modelli, e le persone che incontriamo per strada le giudichiamo ancor prima di conoscerle di persona esclusivamente in base al loro grado di “bellezza” ai nostri occhi. Questo è impossibile da comandare, come io non posso evitare di deglutire davanti ad un cibo invitante se ho un po’ fame. Poi però siamo in grado di far intervenire la corteccia cerebrale a controllare il nostro cervello rettile sottostante con i suoi impulsi primari, e la corteccia si educa, si modifica nel tempo, è in grado di apprendere.

Alcuni tra noi non hanno imparato nulla, evidentemente. Non uccidono e non stuprano, ma in qualche modo fanno da substrato culturale a queste violenze.
Attaccare la donna significa attaccare al cuore il modo di vivere civile che ammiriamo in alcuni popoli e che non siamo ancora in grado di realizzare tra di noi. Non ci sono solo gli immigrati da educare e da costringere ad accettare il nostro modello di vita e di rispetto, prima di tutto siamo da educare noi stessi.
                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)


2 commenti:

  1. ho iniziato a scrivere qui, per dire che condivido le tue parole, per poi accorgermi quanto sia difficile per una donna dire, raccontare, spiegare cosa sia una offesa, una violenza. L'uso di quel che è personale,preso senza che venga chiesto e condiviso, l'uso di parole espresse con la volgarità giudicandoci. A volte si cammina la strada senza incontrare occhi con gli occhi, così da non sentirsi oggetto che si ritieni possa essere provocante o provocatorio. quindi dico che è bello quel che tu hai scritto.Grazie.

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  2. il modo di pensare è talmente connaturato a quello che siamo che a volte emerge nei momenti di rabbia...dovremmo controllarlo, ma è difficile... il recente caso tra due allenatori di calcio rende l'idea...dentro siamo incontrollabili, servono anni per depurarci, generazioni, fatica... ma serva anche cercare di farlo...grazie, Anonymous... :-)

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