sabato 12 dicembre 2015

L'uomo dello scivolo gonfiabile



 
All’inizio, camminando col suo passo lento, iniziò a scaricare da un grosso autocarro parcheggiato da tempo col suo carico misterioso oggetti tra i più svariati.
Spostò una cassetta, poi gli servì una corda, riportò la cassetta e la sistemò altrove, poi recuperò una stuoia, sistemò la stuoia, tornò a cercare la corda, ed intanto scaricò una sedia, poi spostò l’autocarro di mezzo metro, e, tenendo acceso il motore, fece muovere il suo braccio meccanico. Per due giorni lavorò lentamente ma duramente e non fu possibile capire cosa stesse facendo. Attorno qualcuno lo guardò incuriosito, ma poi continuò per la sua strada. L’impressione fu che fosse infastidito da chi si metteva a guardarlo.

Il terzo giorno il mistero iniziò a svelarsi, ma non erano ancora ben chiari i particolari. Solo il quarto giorno, nelle prime ore del pomeriggio, entrò in funzione un gruppo elettrogeno che a sua volta alimentò due grosse pompe ad aria che gonfiarono un enorme scivolo. In un posto lontano dal passaggio delle famiglie con bambini, fuori mano e senza altre attrazioni da luna park vicine quell’enorme scivolo raggiunse quasi l’altezza dell’edificio vicino e rimase, solitario, a sfidare la gravità e la logica.

Per tutto il pomeriggio salirono forse, in tutto, una decina tra ragazzi e bambini, e intanto il motore continuò a funzionare per permettere all’enorme costruzione ad aria di mantenersi in piedi. Solo quando fu chiaro che i negozi chiudevano e che nessuno sarebbe passato ancora l’uomo fece sgonfiare quella cosa enorme e poi, con la sua solita lentezza, la coprì con teli e finalmente si allontanò.

Poi divenne una consuetudine. Nel primo pomeriggio, mai di mattina, l’uomo arrivava, faceva partire con fatica il motore del gruppo elettrogeno, gonfiava la sua enorme attrazione ignorata da quasi tutti, si sedeva accanto oppure faceva due passi e si guardava attorno. La cosa andò avanti per un tempo indefinibile, e poi, finalmente, una mattina spostò l’autocarro quasi vuoto che stava a poca distanza in attesa e cominciò a spostare di nuovo ogni cosa.

Lo scivolo non si gonfiò più, ma venne ripiegato a fatica e con la stessa identica, confusa e oscura precisione iniziale. L’uomo fece ogni cosa da solo, leggermente zoppicando, con evidente difficoltà dovuta al fatto di non avere aiutanti. E in due giorni di nuovo, sull’autocarro, ricomparve quell’ammasso misterioso di oggetti, poi il mezzo venne rimesso a parcheggiare dove era rimasto per almeno un paio di mesi e l’uomo per molto tempo non ricomparve più. 
Anche l’autocarro, un giorno, sparì, ma nessuno se ne rese conto subito. Si avvertì un’assenza, ma non quell’assenza.
Dopo, solo dopo, la mente ricostruì quello che era avvenuto, e capì che un’occasione si era sprecata.


                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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