lunedì 21 dicembre 2015

il punto




 
L’inizio della nostra storia coincide col giorno nel quale venne sottoposto ad un intervento di appendicectomia. Da vari anni soffriva di quel dolore addominale, ma ormai era arrivato alla situazione limite, e rischiava una peritonite.

Pochi anni dopo le conseguenze di uno scontro sul terreno di gioco gli fecero subire l’amputazione di un paio di falangi del mignolo della mano sinistra. Lui era destro, quindi la cosa si risolse con una menomazione più sul piano estetico che funzionale.

Molto più grave fu l’incidente stradale, attorno ai 24 anni. Lui si salvò per poco, ma la moto andò distrutta, e gli venne amputata la gamba destra. Si sentiva lo stesso sé stesso, ma adesso gli era evidente che il suo corpo non era più integro.

Attorno ai 45 anni, nel corso di un accertamento casuale, gli venne diagnosticato un tumore al colon. Anche quella volta si salvò, si salvò la vita cioè, ma lasciò in sala operatoria un tratto del suo intestino. Riprese a vivere come prima, per fortuna, e non ebbe conseguenze pratiche. Del resto già usava una protesi al posto di una gamba, e si sentì fortunato di essersela cavata in quel modo. La moglie ed i figli poi gli stavano vicini, e lui era felice.

Negli anni che seguirono, sino al suo sessantesimo compleanno, subì una seria quasi continua di interventi chirurgici. Gli venne asportata la cistifellea dopo una serie di coliche epatiche dolorosissime. Dopo un incidente in auto (guidava la moglie, ma vennero investiti da un furgone che non rispettò uno stop) subì l’amputazione di entrambi gli arti inferiori, e non ci fu modo di trovare protesi in grado di farlo camminare. Si dovette adattare alla sedia a rotelle. Un problema grosso ai polmoni gli fece lasciare in sala operatoria, dopo vari tentativi di salvataggio, entrambi i lobi del polmone sinistro. Una grave forma di nefrosi con complicazioni necrotiche gli fece perdere completamente il rene destro. Subì altre amputazioni e perdite minori, ed iniziò anche a perdere l’appetito, cominciando così a perdere peso.

Fu proprio durante la notte prima del suo sessantunesimo compleanno che fece un sogno nel quale vide materializzarsi il suo corpo dei quindici anni, integro, prima dell’intervento all’appendice, e poi le successive sottrazioni che aveva subito nel corso degli anni.
Anche se talvolta alcune di queste gli sembrarono esagerate ed altre volte inesistenti nella realtà, in sostanza il sogno lo fece calare nella sua situazione, ma fu come se lui si osservasse da fuori, e che la faccenda non lo riguardasse. Si vide perdere, pezzo dopo pezzo, le braccia, il pene ed i testicoli, poi parte del viso, e poi il bacino, e in seguito, lentamente, quasi tutti gli organi. Rimasero a testimoniare la sua esistenza in vita solo un grumo di cellule, che interagivano ancora perfettamente con l’ambiente, con la moglie, con i figli, con gli amici e le altre persone, che lo trattavano come prima, come se fosse ancora lui, completamente lui.  

Le cellule residue poi iniziarono a ridursi, dimezzando il loro numero ad ogni rintocco della campana di quella notte infinita. L’alba sembrò non voler arrivare mai, e di lui rimase una sola cellula, invisibile senza un microscopio, ma viva, ed era lui, tutto lui, ridotto ad un punto.
Non si sa se si risvegliò, e se arrivò a festeggiare i suoi sessantuno anni.


Per Euclide il punto è un’entità geometrica fondamentale senza dimensione ma con una posizione.


                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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