domenica 13 dicembre 2015

Cinque storie di paese




Durante il secolo scorso una Fiat 127 si fermò con un parcheggio non proprio regolare occupando due stalli in una piazza abbastanza grande di un piccolo paese del Trentino. L’autista intendeva andare in un bar per prendersi un caffè e ripartire nel giro di un paio di minuti, sicuro che non avrebbe dato fastidio a nessuno, e che in ogni caso non mancavano i posti liberi. Però aveva pensato in modo sbagliato. In brevissimo tempo un vigile si materializzò accanto alla vettura, e, dopo aver ben controllato la targa, non locale, iniziò a compilare il suo bollettino delle contravvenzioni.
Il malcapitato autista si precipitò fuori, prima ancora di aver consumato il suo caffè, spiegò che non dava fastidio a nessuno, e che se ne andava subito. Poteva istantaneamente spostare anche l’auto, se questo era necessario. Niente da fare, la contravvenzione era dovuta per parcheggio non conforme secondo uno specifico articolo del codice stradale o del regolamento comunale (ora non è chiaro, dopo tanto tempo). Le spiegazioni non risolsero nulla, ed il vigile, leggermente odoroso dell’ottimo distillato di vinacce locali, alla fine disse che se fosse stato per lui avrebbe pure chiuso un occhio, ma poi, rientrando nel bar, tutti lo avrebbero preso in giro. L’autista capì, non disse nulla, e risolse la questione pagando la contravvenzione seduta stante. Poi rientrò e consumò il caffè, ormai freddo.

Il bello delle processioni è, da sempre, la candela, quella lunga, con il piccolo cappuccio in alto per proteggerla dal vento in modo che la fiammella non si spenga. Poi anche i canti, ovviamente, un po’ stonati ma molto tradizionali ed immutabili, con parole impresse in modo indelebile nella memoria. Ora tutte le processioni sono rimaste in quel pase, in Emilia, dove arrivava una volta l’acqua del Po quando gli argini si rompevano, e dove sono rimasti bambini che giocavano, galline e conigli, le prime emozioni e le prime sigarette.

E tu mi vieni a dire che è bello, che qui si vive bene, che è un posto di vacanze? Eppure sì, è vero, è bello, ma quanta solitudine, quanto freddo, quanta lontananza si vive in questo piccolo paese, famoso, meta di turisti, se non si è nati qui. Si vive come sospesi, assetati in riva al fiume mentre gli altri nuotano e bevono. Chissà un piccolo paese come questo quante storie nasconde di dolore e solitudine. E non capisci poi perché qui si beve oppure perché me ne sono andato? Fa lo stesso. Te lo spiegherò, un giorno.

Le poste chiudono, la rivendita di generi alimentari chiude, il giornalaio non c’è più da un anno, non si trovano bombole per la cucina, il piccolo bazar non apre la serranda da almeno due anni. Il bar chiuderà con le poste. Il calzolaio, la sarta ed il barbiere da tempo sono andati in pensione. Non so cosa resterà tra qualche anno di queste case un tempo vive, piene di persone, e della piccola chiesa nella quale da tanto non si celebra più la messa. Tutti in città, se va bene, oppure in Germania, in Olanda, forse in Inghilterra.

Le luci che si vedono dal fondovalle non sono quelle di un presepe, ma sono le tue. Come si possa pensare di stare tranquilli sotto quella parete di roccia io non lo so capire. È roccia solida, ma ogni tanto qualche sasso cade. È un posto tranquillo, e pare ci stia bene pure l’orso, secondo le cronache locali. Ora è in letargo invernale, ma la scorsa estate ha sbranato un povero asino e qualche capra. Chi andava per funghi, che pare ne siano pieni i boschi, ora ha smesso di farlo. Hai belle luci, la sera, sembri un presepe, ma questo l’ho già detto.


                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

2 commenti:

  1. ci si sta sul fondovalle, o pure in cima ad un bricco, per rispetto di chi c'era prima, per rispetto a tutte quelle donne che hanno partorito figli finchè la vita ha dato loro il vigore,e hanno finito sfinite il loro tempo, per tutti quegli uomini che se ne andavano lontano a cercar lavoro e tornando trovavano figli che non li riconoscevano. Si rimane per il rispetto loro, e se un orso o un masso dovesse mai capitare sul cammino, non potrà mai essere più pericoloso di tante altre avventure che regala la vita...si sta, perchè si deve stare...
    bello il tuo stare.

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    Risposte
    1. qualcuno, tanto tempo fa, vedendo i paesini arrampicati sulle montagne mi chiese se ci abitava gente... lui veniva dall'Emilia...

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