martedì 11 agosto 2015

La soluzione





C’è una cosa che ho imparato, a mie spese, sia in termini umani che professionali, che teoricamente so benissimo che è a volte l’unica strada possibile, ma che non di rado dimentico.
Dato un qualsiasi problema, del quale si cerca da tempo la soluzione senza trovarla, se questa non arriva neppure dal caso favorevole, che aiuti i nostri sforzi, l’unica alternativa è cambiare i dati del problema, cioè aggiungere informazioni e, di conseguenza, allargare la visione, che per alcuni si definisce utilizzo del pensiero laterale.
Non è tutto tanto facile però, ammesso che sia possibile chiamare semplice l'applicazione del pensiero laterale, anche perché alcuni problemi non ammettono soluzione, pretendono semplicemente di essere accettati per quello che sono: dati di fatto.

Se un uomo o una donna, superati i 60 anni, si pongono il problema di avere l’aspetto di un trentenne, la pelle di un trentenne, i muscoli e il fisico di un trentenne, hanno sbagliato specialisti ai quali rivolgersi. Un buon psicologo, o, meglio, uno psichiatra, avrebbe potuto spiegare loro che hanno idee strane in testa.

Nella Grecia classica si parlò a lungo di problemi all’apparenza insolubili, come la quadratura del cerchio, la duplicazione del cubo, la trisezione dell’angolo. Quando si capì che si usavano i metodi e gli strumenti sbagliati la soluzione fu possibile, e basta leggere un po’ in rete per trovarne conferma.

Quando la solitudine attanaglia il giovane, che si sente isolato, stupido, orrendo, una vera ciofeca umana, e immagina che tutti abbiano successo tranne lui, non ha ancora capito il suo problema. Il suo disagio psicologico è reale, ma la soluzione non è il branco animalesco, o la chimica, o lo sballo o altre soluzioni del genere. Una soluzione possibile è esterna, cioè un aiuto da chi può darlo, ma anche questa non è una soluzione che parte dalla persona, quindi non è la migliore. Il solo modo è ragionare, accettare la situazione di fatto come negativa, rifiutare i tentativi che portano alla distruzione, e investire energie nel nuovo, nel mai fatto o anche solo tentato. Da quel parlare con chi si è sempre ignorato, dal chiedere quello che non si ha mai avuto il coraggio di chiedere, dal cambiare anche completamente il proprio mondo, se è necessario, potrebbe arrivare l’unica salvezza possibile.

Ecco perché provo rabbia quando si parla del problema del lavoro, dell’immigrazione, dell’euro, della violenza sulle donne, dell’integrazione tra fedi diverse e così continuando, usando sempre e continuamente stereotipi e frasi fatte, citando di volta in volta singoli pensieri estrapolati da discorsi ben più complessi di Pertini, Berlinguer, Fallaci, Einstein, Gandhi (e chi vuole ne aggiunga altri). La cosa funziona solo perché siamo pigri, ed il comunicatore politico ci solletica dove siamo più deboli e ricettivi, ed è un grosso peccato, perché così si viene meno al primo dovere di ogni essere umano. Usare la propria testa, e, aggiungo, osare con la propria testa.

 (L'immagine usata è un famoso labirinto, con tanto di start e finsch, che si ispira ad Albert Einstein)
                                                                                                         Silvano C.©   


(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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