mercoledì 19 agosto 2015

Antropotossina R9.14c





Il primo caso, registrato sulla costa adriatica, nelle Marche, viene scambiato per una morte dovuta a malformazione congenita cardiaca, e nel referto autoptico, relativamente di poche righe se si escludono le parti burocratiche generali, la scienza medica chiude le indagini con un tranquillizzante: rientra nella media statistica, scritto a mano dallo specialista di turno.

Il secondo caso si registra tre mesi dopo, alla distanza di circa 450 chilometri dal primo, in una località di vacanze estive, nel Cadore. Riguarda la moglie dell'assessore padano di un noto partito di opposizione, e nel piccolo centro la cosa fa scalpore, perché la donna viene trovata senza vita nel letto quando il marito ritorna dopo la sua solita passeggiata mattutina nei boschi attorno. Si sospetta anche dell’assessore, per pretesi diverbi tra i due coniugi che alcuni sostengono essere avvenuti, mentre altri negano e li giudicano frutto della fantasia malata degli oppositori politici. La breve indagine si conclude con una dichiarazione di morte da cause naturali dovute a complicazioni legate alle patologie della donna, come l’ipertensione, il diabete e la ridotta funzionalità renale.

Anche la terza volta nessuno scopre la verità, cioè la vera causa della morte di un promettente ciclista semiprofessionista durante un allenamento su strada. Anche in questo caso, registrato a Spello, malgrado la visita del medico sportivo di pochi mesi prima, non si arriva a una conclusione corretta. Viene escluso anche l’uso di sostanze dopanti, e il referto finale riporta un generico e non particolarmente professionale: Si presume la morte per cause naturali non meglio individuate.

Per circa dodici mesi questi casi si moltiplicano, in Italia, senza che nessuno associ analogie ancora poco evidenti o noti aspetti che possano far nascere sospetti, sino a quando Lucia, precaria e quasi volontaria presso il Sant’Orsola di Bologna, per una pura coincidenza dovuta al fatto che il marito è abbonato in rete a Lecce, Quotidiano di Puglia, mentre lei invece è affezionata da sempre a Il Carlino, edizione di Bologna, legge alcune pagine. Entrambi i quotidiani riportano una notizia quasi in fotocopia, anche se i fatti descritti riguardano due giorni diversi. Due persone, senza motivo apparente, sane e relativamente giovani, sono decedute durante una riunione di lavoro. La cosa che la colpisce è l’accenno, in entrambi i casi, ad una supposta situazione di stress e di forti tensioni nell’ambiente nel quale vivevano.

Lucia resta incuriosita, e più tardi, in ospedale, durante una pausa nell’attività di routine di laboratorio, si reca ad una postazione informatica della clinica universitaria da dove ha libero accesso alla banca dati che le interessa. Al terzo tentativo, con la giusta associazione di parole chiave, trova quanto non si aspettava. I casi di morti sospette e senza spiegazione chiara o semplicemente attribuite a generiche cause naturali, in soggetti giovani e sani, sono moltissime, e sembrano aumentare negli ultimi tempi. Nessuno sino a quel momento ha pensato ad associare i casi, sembra, e questo le procura la stessa sensazione che provava da piccola quando trovava il modo per raggiungere un suo obiettivo senza scontrarsi direttamente con chi si metteva sulla sua strada per impedirlo.

Non è il caso di fare allarmismi, deve prima capire, questo le è chiaro sin da subito. Il primario e i medici e gli assistenti e giù giù per tutta la scala gerarchica sarebbero pronti a sghignazzare di lei per anni se si azzardasse a parlare prima di aver capito lei per prima se ha trovato qualche cosa o si è solo inventata le cose.
Nei sei mesi che seguono fa in modo di leggere più cartelle cliniche riservate che le riesce di raggiungere, e nello stesso tempo le notizie sugli ultimi mesi di vita di quelle persone, e solo a quel punto il quadro, anche se ancora pieno di troppi dubbi, inizia ad avere almeno un contorno, e vari punti fermi.

Tutti i casi di morte che lei ha analizzato, esattamente 156, ad esclusione di 8 situazioni che decisamente non rientrano nei parametri che si è data, sembra siano dovuti a cause indirette. Attorno a loro cioè la situazione era difficile, ed almeno una o più persone loro vicine vivevano momenti di vero e proprio disagio, per non dire rabbia. Impossibile associare tutto questo ad una morte apparentemente inspiegabile, visti i tempi, e considerata la realtà sociale, politica ed economica generale. Eppure quella sembra essere l’unica spiegazione che unifica tutti i 148 casi dei quali ha dati a sufficienza.

Non parla ancora con nessuno, in clinica, e quella sera torna a casa, sempre più preoccupata per il marito, costretto a licenziarsi dalla Orthopestic per essere riassunto da una ditta diversa, alla quale la Orthopestic è stata venduta, ma pagato meno di un terzo di quanto era pagato prima. Lui passa dalla depressione alla rabbia più nera, è diventato un fanatico sostenitore di un movimento di protesta che lei non condivide, ma non può fare nulla, tranne stargli vicino.
Quella notte, dopo un’ennesima cena da soli davanti al televisore acceso ed aver scambiato con lui solo pochi monosillabi, se si escludono i suoi soliloqui vagamente aberranti, mentre gli riposa accanto, passa dal sonno alla morte, sognando di passeggiare, a piedi scalzi, da bambina, su un prato verde e ben curato .

                                                                                         Silvano C.©   


(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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