sabato 13 dicembre 2014

Ezechiele, la bambina ed il topolino

Durante le sere di dicembre, nei giorni dell’avvento, in un piccolo paesino racchiuso tra i monti, lontano dalle grandi vie di comunicazione ma orgogliosamente consapevole del suo nobile passato, in alcune famiglie dove ci sono bambini ai quali raccontare storie, ritornano, grazie ai vecchi, le leggende, le favole, gli antichi personaggi ed i luoghi entrati nel comune passato.
Una di queste storie è quella della bambina dal nome di fiore, del suo gatto Ezechiele e del topino che trovò rifugio tra le mura di una piccola casa poco prima che iniziasse l’estate.
Come si siano svolti esattamente i fatti non è sicuro, perché in ogni famiglia se ne tramandano interpretazioni un po’ diverse. Per alcuni non fu una bambina la vera protagonista, ma la sua mamma, che poi in seguito si accordò con la figlia perché se ne prendesse la responsabilità per paura di essere sgridata dal marito.
Alcuni raccontano che fu l’intera famiglia a volere che le cose andassero in quel modo, e che solo per la gente del paese poi inventasse la versione della loro bambina come unica ad avere quell’idea. In ogni caso, alla fine, il risultato non cambia. Si tratta solo di preferire una versione o l’altra, senza che questo tocchi la sostanza della storia (sempre ammesso, ovviamente, che qualche cosa di vero sia avvenuto ad originarla).
Io qui mi attengo a quanto raccontano i più, e te lo voglio raccontare, dopo averlo saputo per puro caso pure io.

Una bambina dal nome di fiore ed il suo pigro gatto Ezechiele vivevano in una casa non molto grande ma dotata di ogni comodità. C’era una bella cucina grande, con un camino che accendevano in certe sere d’inverno, al posto della stufa che solitamente usavano anche per cucinare. C’era una stanza con i mobili belli, pesanti, di legno scuro, tenuti sempre lucidi dalla mamma della bambina. Poi c’era un piccolo ripostiglio pieno di tante cose, e che funzionava anche da dispensa, fresco in estate e mai gelato in inverno. Infine un piccolo bagno era la quarta stanzetta a pianterreno. Al primo piano poi ci stavano tre camere da letto ed un altro piccolo bagno, e si potevano raggiungere da una scala in legno che dall’ingesso saliva in alto. Davanti alla casa un piccolo giardino con una parte trasformata in orto, e dietro la legnaia, con un minuscolo deposito ed uno spazio anche per i conigli e le galline. Non mancava poi la cantina, e per scendere occorreva andare dietro la scala che portava al primo piano, dove si apriva una piccola porticina.
L’unica cosa che mancava era una vera soffitta. In realtà non è che mancasse, c’era anche quella, ma non era facilmente raggiungibile. La botola per salirvi era stretta, la scala a pioli non molto sicura e neppure molto pratica, e vi si andava una volta all’anno soltanto, quando si dovevano pulire i camini.
La bambina col nome di fiore durante l’estate giocava con le amiche, oppure col gatto, che però non sempre si faceva trovare. Aveva le sue cose da fare. Cose da gatto. Cacciare piccoli uccellini, lucertole, topi, e cercare anche le gatte del paese, oppure gli altri gatti, con i quali azzuffarsi. Insomma, tutti avevano i loro impegni. Anche i genitori della bambina, ed i nonni, che lavoravano nei boschi, nella segheria o nel caseificio.
La bambina scendeva spesso in cantina. Non aveva paura delle ombre che ci stavano. Le piaceva rovistare tra le vecchie cose, cercare fotografie, giocattoli rotti, oppure mettere in ordine i barattoli delle conserve e del miele, oppure le bottiglie del vino. Appesi in alto ci stavano pure alcuni salami ed un pezzetto di lardo affumicato, e sugli scaffali anche un po’ dei frutti raccolti e conservati in quel posto perché sicuramente era il più adatto di tutta la casa.
Con lei spesso scendeva pure il gatto Ezechiele, che annusava dappertutto, oppure si affilava le unghie sui pilastri in legno parzialmente murati nelle pareti della cantina.
Un giorno, per caso, notò le tracce di un passaggio imprevisto. Una mela era stata addentata e mangiata, in parte, e sicuramente il gatto non era stato.
La bambina dal nome di fiore intuì subito che si trattava di un topolino, ma rimase stupita della cosa. I topi solitamente stavano alla larga da quel posto dove passava spesso Ezechiele. Non era prudente per loro entrarci. Un pomeriggio, tre giorni dopo aver fatto la scoperta, scese con un pezzetto di formaggio in cantina, facendo attenzione che Ezechiele non la seguisse e chiudendo bene la porta alle sue spalle. Appoggiò il formaggio in centro alla stanza, e si nascose in un angolo, con lo sguardo attento e fissato solo sul pezzetto di cibo. Rimase ferma, quasi senza respirare per tantissimo tempo, ma non successe nulla. Delusa lasciò il formaggio, e visto che si era fatto tardi salì e si richiuse la porta alle spalle.
Il giorno dopo scese, ed il formaggio era sparito. Allegra andò in cucina, prese un altro pezzetto di formaggio e scese di nuovo. Rimise nello stesso posto il formaggio e si sedette ancora, nascosta, in attesa. Niente. Neppure quel giorno vide nulla, e tornò su delusa.
Il terzo giorno e quelli seguenti ancora: il formaggio spariva, lei ne portava un nuovo pezzetto, si appostava di guardia, non vedeva nulla, e usciva dalla cantina.
Dopo una decina di giorni avvenne. Lei si appostò, ormai più per abitudine che per la speranza di un incontro col misterioso ospite, e per i primi momenti non successe nulla. Poi, non si sa da dove fosse spuntato, un piccolo topolino apparve al centro della stanza, si avvicinò furtivo al formaggio, lo addentò e si allontanò, senza fretta, diretto verso un angolo scuro della cantina. Lei aspettò almeno un minuto. Poi si alzò, e senza far rumore si avvicinò al punto dove era scomparso il topolino. C’era una pila di casse di legno, ma tra queste e la parete una piccola fessura.

Il giorno dopo scese ancora, col formaggio, e lo mise esattamente vicino al passaggio dal quale avrebbe dovuto spuntare il topolino. Ma poi non si allontanò. Si mise seduta, in silenzio, a poca distanza. Il topolino però non gradiva la sua presenza, e non si fece vedere. E lo stesso per molti e molti giorni. Finalmente, non si sa per quale ragione, lui si decise a fidarsi di lei, e spuntò da dietro la pila di cassette a meno di un metro di distanza, si prese il suo formaggio e se ne andò, non senza averla prima guardata con la stessa curiosità con la quale lei guardava lui. Da allora ogni giorno si avvicinarono sempre di più, sino a quando il topolino iniziò a prendere il formaggio direttamente dalle dita della bambina dal nome di fiore.

Ora però c’era un problema, anzi, diversi problemi: Ezechiele il gatto, i genitori ed i nonni. Nessuno voleva topi in casa. Sporcano. Rovinano le cose. Mangiano le provviste. Vanno eliminati.
La bambina cominciò a tentare di convincere il gatto, che riteneva il più pericoloso, del fatto che un topolino poteva benissimo stare pure lui in famiglia. Ezechiele non ne capì il motivo, ma da un giorno all’altro si trovò il suo piattino accanto alla stufa sempre pieno di ogni golosità, e cominciò a provare meno voglia di andare a caccia di uccellini e lucertole e topi. Aveva sempre la pancia piena. E iniziò a diventare un po’ più pigro.
Quando venne il momento giusto la bambina cominciò a scendere in cantina lasciando aperta la porticina. I suoi incontri col topolino continuarono, e finalmente Ezechiele, pigramente, si affacciò in alto sulla scale e iniziò a scendere. Forse la pancia piena, forse la sua amica che stava tranquilla accanto a quel piccolo esserino, forse altro ancora, sta di fatto che il gatto guardò il topo, e non si mosse. E pure il topolino, vedendo quel gattone che stava tranquillo e lontano, non si spaventò. Prese la sua porzione di formaggio e se la mangiò senza fuggire.
Passò un tempo indefinibile, forse tantissimo. Il gatto iniziò, incuriosito, ad avvicinarsi, ma senza alcuna fame a sollecitargli di iniziare la caccia. Ed il topolino valutò che la bambina era molto più grande del gatto, e non si spaventò mai tanto da farlo fuggire se non per pochi attimi, prima di riprendere coraggio.

Solo molto tempo dopo, quando la prima neve ormai stava per scendere, si scoprì che il topolino era, in realtà, una topolina. Il gatto Ezechiele divenne un amico della topolina, ma rimase sempre a debita distanza, e riuscì a vederla solo quando era presente pure la bambina. Lei si fidava del suo gattone, ma non sino al punto di lasciarli soli. E poi anche la famiglia scoprì finalmente che in casa erano arrivato nuovi piccoli,  ma la felicità della bambina col nome di fiore e la tranquillità di Ezechiele nell’osservare ogni cosa lasciò tutti senza parole, e senza alcuna voglia di cacciare la topolina con la sua nidiata di piccoli. Fu solo con la primavera successiva che lei decise di andarsene, con i figli ormai cresciuti, a cercare un altro posto.
La bambina dal nome di fiore ed il suo pigro gatto Ezechiele ripresero a vivere come prima, dopo che la topolina se ne fu andata. Ogni tanto però se la sognarono ancora, e neppure il gattone si pentì mai di averla accolta nella sua casa della quale era profondamente geloso. Geloso con tutti, ma con qualche eccezione.

                                                                                            Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

1 commento:

  1. Ero alle prese con una lettura, cercavo di leggere un libro adatto al periodo e per ben tre volte mi sono fermato alla prima pagina. Ho pensato di venire qui,venire a trovarti sul blog per cercare una storia adatta e breve. Ebbene, me la sono ritrovata al primo posto, non ho dovuto neanche cercarla più di tanto.... una storia bellissima e sognante. Soero di avere un bel nipotino a cui raccontarla un giorno. Nel frattempo la racconterò a chi più può comprendere... grazie della piacevole lettura
    menfino

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