venerdì 8 agosto 2014

Ti servo Twitter caldo o lo consumi freddo?



Parto dalla lettura di un post: Defollow: i meccanismi,  di Lady Zeta  @AzzetaZeta (che trovi QUI) per qualche considerazione.



Prima di tutto mi piace quanto lei scrive: Follow = mi va di leggere quello che scrivi, Defollow = non mi va più di leggere quello che hai da dire.

Poi mi interessa quando spiega meglio le varie tipologie di Defollow: non piace quello che scrivi, da sfinimento, anti DM, da ricerca di followback, da mancata visibilità, da inutilità, selvaggio, tattico post-premio, tattico punizione, di isolamento, di isolamento collettivo, di fraintendimento, di attenzione, da due di picche.



Sicuramente la casistica è molto accurata. Forse io l’avrei scritta in modo diverso ma sostanzialmente mi ci riconosco.

Una cosa che non trovo è il caso del confronto incrociato tra più identità che fanno capo alla stessa persona, tutte su Twitter o su social diversi. 
La situazione risulta più trasparente se una persona ha foto, nome, cognome e si presenta allo stesso modo su ogni piattaforma, ma tutto si complica quando si incontra un utente che esce dallo schema della visibilità completa, per motivi suoi. 


E così capita che io abbia l’amicizia su Facebook  di una giornalista famosa ma che questa poi non mi segua su Twitter, malgrado io abbia tentato senza troppa insistenza di interagire con lei ed in seguito smesso di seguirla. Questo esce dalla classificazione di Lady Zeta perché io le interesso, visto che siamo amici, però non sono seguito. 
Il mio defollow conseguente non è quindi segno di disinteresse, non ha connotazioni negative sulla persona, semplicemente è la conseguenza dell’attenzione formale che non ricevo, e quindi continuo a seguire (su una lista segreta) quella giornalista.



Poi c’è il defollow nascosto, quello che permette di seguire ma di non leggere (l’opzione: togli voce), cioè di ignorare senza farsene accorgere. Questa opzione non farà molto piacere a tanti, ma esiste, ed è bene tenerla presente.



Una situazione curiosa poi si verifica quando una stessa persona ha due (talvolta più) identità, non lo pubblicizza  ma neppure lo nasconde troppo.  Può capitare che cominci ad essere seguita in una delle due identità da qualcuno che interessa e che tenti poi di essere seguita anche nell'altra. Per motivi imperscrutabili questo non avviene, e così, dopo un pò si arriva al defoll. Questo è avvenuto tra Lady Zeta  ed il sottoscritto. Nelle mie due identità adotto approcci diversi, è chiaro, ma sostanzialmente sono sempre io e mantengo costante il riferimento a questo blog. 
Non è nulla di grave, e sicuramente il mio diverso comportamento ha influito, ma questo serve per capire che è quasi impossibile arrivare ad un catalogo completo o tentare di ricavare regole di comportamento generale più o meno corrette.



Mc Luhan classificava i media come "freddi" quando hanno bassa definizione ed alta partecipazione, e "caldi" se caratterizzati da alta definizione e scarsa partecipazione.  Emergevano ambiguità nella sua operazione già in tempi non sospetti, cioè prima dell’avvento di Twitter, quindi mi riesce difficile ora attribuire con certezza  il senso di "caldo" e "freddo" al mezzo stesso, nato per trasmettere informazione, ma usato, come ricordato nella prima parte del post, in modo molto vario dai suoi utenti, e questo anche solo sotto l’aspetto del follow-defollow. 


Chi segue su Twitter particolari fonti solo per ricevere rapidamente informazioni si comporta in modo ben diverso da chi procede a testa bassa con suoi cinguettii che rimandano ad un suo blog o un suo sito, oppure con citazioni ed aforismi, senza alcuna interazione (o con rarissime eccezioni) ed apparentemente ignorando gli altri.



Concludendo, Twitter mi piace tiepido, mi ritengo libero di seguire chi mi aggrada, di defolloware senza una vera motivazione logica, (le mie due identità non seguono le stesse identiche persone) di essere riconoscente nei confronti di qualcuno, di iniziare a seguire persone che mi incuriosiscono o mi sembrano adatte ma di smettere di farlo quando mi rendo conto che io non interesso a mia volta o perdo le motivazioni iniziali, di essere partigiano (cioè di parte), di usare la forza dei numeri di chi mi segue come opportunità per pubblicizzare chi penso lo meriti, e anche, ovviamente, per far leggere questo blog, nel quale posso scrivere senza dover contare i caratteri.   


                                                                                     Silvano C.©

( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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