venerdì 29 agosto 2014

Non incolpate altri, sono io il responsabile


Io e tutti gli italiani nati dal dopoguerra sino alla fine degli anni ‘60, più o meno, quelli che hanno goduto di un momento di sviluppo e di crescita nazionale e che non si sono accontentati del necessario, della pace raggiunta e di una sicurezza nel futuro che allora vedevamo in espansione, con prospettive di miglioramento anche per coloro che erano nati meno fortunati (lo chiamavano ascensore sociale).

Lo penso ormai da tempo, ma oggi, leggendo una lettera inviata da un lettore a Michele Serra e la sua risposta ho avuto una conferma autorevole che la mia non è solo una fantasia autolesionista. 

Noi abbiamo vissuto per decenni sopra i nostri mezzi, accumulando debito pubblico ed ipotecando in modo irreversibile il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. 

Anche loro hanno (o avranno) sicuramente colpe, è chiaro, ma ora non mi interessano quelle bensì le mie. Del resto trovo insopportabili quelli che accusano e trovano sempre negli altri il responsabile, che sono pienamente consapevoli dei loro diritti e mai dei loro doveri.

Ognuno in passato, a modo suo, si è spartito la torta. A chi grosse fette, a chi le briciole. Anche le briciole tuttavia significavano aumenti di stipendio, assunzioni più facili, prepensionamenti ancora in giovane età, la prima auto e poi la seconda, la casa di proprietà, i risparmi in banca o una vita sopra le righe per chi sceglieva di non risparmiare o di non investire in immobili.


Responsabilità diverse, è chiaro. Qualcuno di noi si è comportato da vero ladro mentre altri, sino all’ultimo, sono rimasti convinti di aver raggiunto il benessere solo ed esclusivamente con la propria fatica e la propria onestà, persino i più impegnati politicamente ed i più sindacalizzati, le persone migliori, insomma.


Serra cita Ugo La Malfa ed Enrico Berlinguer come rari esempi di integrità morale e capacità di analisi storica e sociale in grado di prevedere le conseguenze del comportamento allegro e miope (talvolta anche disonesto) degli italiani dagli anni ‘70 in avanti. 
Furono decisamente inascoltati, visto il risultato attuale di profondissima crisi dalla quale usciremo soltanto rinunciando al superfluo e reindirizzando le nostre prospettive a breve ed a medio termine.

Sono ottimista o pessimista sugli sviluppi futuri? Sospendo il giudizio.

                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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