martedì 19 agosto 2014

Il mio Walter ego


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Avevo un pesciolino rosso, quando mio figlio era piccolo. 

Lo chiamammo Walter e lo portammo persino in vacanza con noi, un anno, senza capire mai se alla fine il viaggio fu anche di suo gradimento.


Da allora mai più nessun animale domestico. Gli animali che vogliamo tenerci vicini hanno bisogno dei loro spazi, e bisogna rispettare la loro natura. Non bisogna trattarli né da oggetti nè da sostituti umani. Io non posso garantire queste condizioni, e quindi, pur amando moltissimo i gatti, non ne possiedo alcuno.

Ho un amico immaginario e virtuale che mi fa vivere una vita parallela, non meno reale però di quella a contatto diretto con le persone fisiche, che a volte sudano, fanno rumori strani, sono ingombranti ma possono invitarti a cena. Potremmo chiamare Walter questo amico.

Alter ego. Se poni l’attenzione sul sostantivo capisci che è tutto un programma. È trasparente, e non mente. Quindi ascoltalo, lui ti dice la verità. Ed io ci coltivo l’io. L’alter ego del resto sostituisce il titolare, quindi ne è una sua estensione, un’amplificazione dell’ego. Come il sosia del dittatore agorafobico, di Pennac, che si prende tutti i fastidi e lascia al dittatore la bella vita (evito di dirti la conclusione del breve romanzo se non hai letto “Ecco la storia”).

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Walter entra in rete. 

Prima risponde ad un cortese anarchico che ha deciso di dargli spiegazioni sull’anarchia, ma si rende conto che parlano linguaggi diversi, che la stessa impostazione della loro vita è apparentemente inconciliabile, anche se capisce molte delle motivazioni e delle osservazioni del suo interlocutore. Sono le modalità di cambiamento che non li vedranno mai condividere le scelte, ma il dialogo è positivo, pur nelle diversità.

Poi si interessa di un’orsa portata in una terra fortemente antropizzata, dove si trova evidentemente a suo agio e dove la popolazione di orsi, che stava per scomparire, ora è in costante crescita. Gli orsi sono grandi e grossi, ed in passato, in quella terra, sono stati combattuti ed abbattuti da agricoltori ed allevatori. La convivenza sarà sempre più difficile, pensa Walter, se il loro numero continuerà ad aumentare. In altri Paesi confinanti li abbattono senza molti problemi, qui vedremo come andrà a finire. Del resto aumenta pure il numero di lupi, in quella terra antropizzata, e sembra che il bosco poco a poco scacci l’uomo. 
Questo non potrà mai avvenire, però, sia per la pressione demografica umana sia per il bisogno oggettivo di curarlo, il bosco, ricavarne legname e proteggere allo stesso tempo l’ambiente da frane, incendi ed altre calamità naturali sempre possibili in zone idrogeologicamente fragili come le nostre.

Legge frasi intelligenti, altre stupide, cerca di pubblicizzare persone che ritiene ne valgano la pena, e si rende conto che appartiene ad una comunità, che ha regole, che è mutevole, con la quale deve misurarsi. 

 E si sente inadeguato, non è - e non vuole - essere una guida, non desidera fondare un partito politico, non è capace di scrivere un libro, gli basta esprimere alcune sue idee ed essere ascoltato da qualcuno. Le cose importanti che vorrebbe per il suo primo ego non dipendono da lui. Ed il suo primo ego in fondo neppure gli chiede di darsi da fare per ottenerle. Sa che è un momento difficile, per tanti, se non proprio per tutti, ed allora si lascia usare per raccontare, e diventa la sua voce, la sua parola, e tanto basta.
                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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