sabato 30 agosto 2014

il cellulare gratis


Si parte presto, Venezia non è dietro l’angolo, ed il ritrovo è fissato direttamente alla stazione ferroviaria.
Lui e la collega, che gli è pure simpatica e con la quale ha un ottimo rapporto, contano più volte il piccolo gruppo di alunni, e quando il treno viene annunciato ecco gli ultimi saluti ai pochi genitori presenti e l’avvio al binario.
Lui davanti e lei dietro il gruppo, per verificare che nessuno si perda in quei pochi metri, poi, quando il convoglio si ferma e le porte si aprono, assalto ai posti, non prenotati come solo pochi anni dopo viene tassativamente richiesto. 

È previsto un cambio a Verona, e tutto funziona come un orologio. Attesa minima e nuovo assalto al treno che stavolta arriverà sino alla laguna. Belle, le carrozze. Sono quelle a due piani, con una disposizione delle poltrone che simula quella di un aereo (o almeno tale è la sua impressione, visto che lui non ha mai volato).
Verificato che sono tutti a bordo e che sono seduti secondo loro libere scelte, si avvicina al posto dove sta seduta la collega, in posizione strategica, in modo da controllare il maggior numero possibile di ragazzi. Si rilassano entrambi un po’, e si raccontano un po’ di vita e di pettegolezzi, senza toccare temi particolari. Lui ogni tanto si alza, con l’aria di volersi semplicemente sgranchire le gambe, e verifica che non succedano cose strane o pericolose. 

Richiama chi fa troppo rumore oppure chi mangia e sporca attorno al proprio posto. I rifiuti buttati per terra vengono raccolti, e lui viene attirato da un gruppetto che ha l’aria troppo concentrata su qualche cosa. Si avvicina, e vede che l’oggetto della loro attenzione è un cellulare nuovissimo in mano ad un ragazzo. Si incuriosisce, perché è veramente molto bello, e magari pure costoso. In classe i cellulari non si possono tenere, ma in un viaggio di istruzione (leggi: gita), c’è il tacito permesso di portarli; possono sempre diventare utili (come si vedrà alla fine) in caso di emergenze impreviste.
 Chiede informazioni sul costo, ed il ragazzo gli risponde che è gratis.
-         Come gratis?
-         Sì, gratis, basta spendere ogni mese 100mila lire di traffico.
-         100mila lire di traffico? Ma è un’enormità, lo paghi eccome quel cellulare.
-         Ma no, li spendevo anche prima con l’altro che avevo, ed era vecchio, non poteva neppure navigare in rete. Questo invece lo fa senza problemi.
-         Sarà, ma mi sembrano sempre troppi soldi. Adesso ad esempio quanto credito hai?
-         L’ho ricaricato ieri, più di 90mila lire. 

A quel punto lui lascia perdere il gruppo, che sta tranquillo ad ammirare quell’oggetto del desiderio, e ritorna lentamente sui suoi passi, contando mentalmente gli alunni.
-         Accidenti, come è possibile, uno in più? Aspetta che riprovo a contare.
Fa molta attenzione, riconta passando tra le file delle poltrone, e anche stavolta uno in più.   
Ritorna dalla collega, e spiega che hanno un alunno nuovo, ma non capisce quale sarebbe. Lei stupita si alza e controlla a sua volta, poi torna.
-         Ci sono tutti, non uno di meno né uno di più. Ti sarai sbagliato.
Non è convinto, stavolta si alza di nuovo lui e fa le cose per bene. Ripassa ancora simulando altro e li conta guardandoli con attenzione. E trova ciò che cercava. Nella classe c’è una ragazzina di origini cinesi, carina, timida e che fa coppia fissa con una compagna. Le due adesso stanno tranquillamente a parlare fitto tra loro. Pochi posti più in là c’è un padre con sua figlia. Sono cinesi. La figlia sembra la sua alunna. Passando l’ha contata come se appartenesse alla classe. La riguarda meglio. Si assomigliano, è chiaro, ma solo se si lancia uno sguardo affrettato. Ritorna quindi al suo posto. E decide di non alzarsi più per un po’.


A Venezia la giornata è magnifica, si cammina tra le calli e ogni angolo della città è occasione di ammirazione. Puntata per una visita ed il pranzo al sacco a Murano. Visita ad una fornace, acquisto di piccoli souvenir, riposo seduti in una piazzetta a due passi dalla fermata del traghetto. Pericoli ridotti al minimo (a parte la sempre possibile caduta di qualcuno in un canale o nella laguna) e poi lento ritorno verso Riva degli Schiavoni e Piazza San Marco. Infine, quando ormai inizia a fare tardi, ritorno verso S. Lucia.

Stanchi ma abbastanza soddisfatti aspettano il treno, che arriva puntualissimo. Solita corsa ai posti, ma le carrozze sono vuote, c’è spazio per tutti. Salgono, si sistemano, lui e la collega, separatamente, ricontano i ragazzi.
-         Non abbiamo perso nessuno.
Il commento sintetico di lei lo fa rilassare, e sedere. È un po’ stanco, ma è stata una bella giornata. Basta solo che ora il treno parta. Doveva farlo già cinque minuti fa.

Il treno non parte, non ci sono informazioni, e passano i minuti. Se si ritarda ancora si perde la coincidenza a Verona. Ma il treno non parte.
Passa quasi un’ora, col nervosismo che aumenta. Giungono voci di un problema sulla linea. Arriva però un altro convoglio, solo prima classe, e ne viene annunciata la partenza a breve. A frotte molti passeggeri scendono dal loro treno per salire su quello. Lui si consulta con la collega. Sono già in ritardo di un’ora. I genitori all’arrivo tra un po’ inizieranno a muoversi, per andare in stazione ed accogliere i figli. Era previsto il rientro attorno alla mezzanotte, ma così si arriva già all’una, coincidenze permettendo. La decisione viene presa in pieno accordo con la collega. Si trasborda. E se qualche controllore contesterà un’irregolarità non mancheranno gli argomenti per spiegarsi.

Il treno finalmente parte ed è arrivato il momento di avvisare con i cellulari le famiglie in attesa in modo che non si preoccupino inutilmente. Prima non era ancora il caso, ora è il momento giusto. Tutti in qualche modo telefonano, e la situazione sembra rientrare nella norma. Solo un ragazzo non telefona, è quello del cellulare avuto gratis. Ha esaurito il credito, circa 90mila lire, navigando in rete, facendo stupidaggini ed entrando in siti che è facile immaginare. Ha esaurito sia il credito che la carica. Ora deve chiedere ad un compagno se per favore gli fa usare il suo telefono per avvertire il padre del ritardo.

Il rientro avviene senza ulteriori ritardi. I genitori sono in stazione, è quasi l’una di notte, ed i saluti sono rapidi. Solo il giorno dopo si saprà di un suicidio lungo la linea ferroviaria, forse in provincia di Padova. Loro, in qualche modo, sono tornati a casa.
                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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