domenica 1 giugno 2014

L’Italia è un paese di destra


l'imperatore romano Tiberio
Non mi illudo troppo per i risultati delle ultime elezioni europee; l’Italia è un paese di destra, lo era prima e lo sarà ancora per molto. Non sono idee mie, e non me ne posso appropriare perché lo scrivono molti commentatori politici e di costume. 
Io mi limito solo a riflettere su pochi fatti che conosco e su alcune vicende che ho vissuto, a causa della mia età.
Prima di tutto è presente un’area cattolica conservatrice molto forte, sicuramente non comunista o post-comunista.
Poi vi sono interessi legati a industria, commercio e politica, pure loro non molto a favore di una sinistra popolare o, come si diceva un tempo, proletaria. Non sono mancati esempi di persone illuminate, in questo campo, ma sono la minoranza.
Un ruolo importante lo gioca anche il carattere un po’ anarchico degli italiani, poco propensi, come ad esempio i tedeschi, anche solo a rispettare le file per entrare ad uno spettacolo o le code in autostrada ai caselli. Tale carattere, che è segno di genialità, indipendenza e spinte innovatrici, è anche sinonimo di una certa furbizia, quella che in pratica ci fa fare la figura di popolo di fessi. 
Tra due furbi, è ovvio che uno lo sia più dell’altro. Se si amplifica questo concetto a milioni di persone è evidente che molti che si ritengono volpi sono in realtà solo polli, e fanno il gioco di chi li sta raggirando. Pensano di guadagnarci, nel loro piccolo, ma intanto fanno guadagnare mille volte di più chi li sa ipnotizzare (ad esempio il piccolo proprietario di casa non vuol pagare le tasse sul suo unico appartamento di 60 metri quadrati e intanto permette a chi ha una villa di risparmiare montagne di denaro che dovrebbe giustamente versare con le imposte).
Poi ci sono gli evasori fiscali, un vero esercito, un deposito di voti che nessuno sembra avere la forza di innervosire, ma che non sono maggioranza del Paese, visto che molti, in Italia, sono lavoratori dipendenti, pensionati, finte partite IVA, disoccupati o casalinghe.
Basterebbe che i presunti furbi capissero che tali non sono per invertire una volta per tutte questa anomalia da terzo mondo abbandonando la zavorra che ci frena. Ma, come ho già scritto, l’Italia non è di sinistra. La sinistra inoltre si divide puntualmente tra chi vuole tutto e subito, cioè vuole libertà assoluta di critica, cerca volutamente posizioni di minoranza e spesso rischia di diventare extraparlamentare per la propria individualità che rincorre la rabbia degli esclusi e non li fa ragionare ed unire tra loro: i duri e puri. E poi c'è l’altra sinistra, quella di governo, che accetta il compromesso politico perché in democrazia è solo così che si ottengono alcuni risultati, mai tutti (neppure le dittature realizzano tutto quanto promettono).
La prima sinistra quasi mai arriva al governo. Al massimo lo sostiene da fuori. È la sinistra che conserva la rivoluzione nel proprio DNA.
La seconda sinistra cerca alleanze con forze moderate, si adatta, per il bene comune, a soluzioni riformiste, per modificare lentamente la società, senza bagni di sangue, morti o tragedie nazionali.
Entrambe hanno una visione comune, ma divergono fortemente nei modi per raggiungere tale ideale condiviso. E tali divergenze creano odi e rivalità profonde, continue spaccature, espulsioni ed accuse reciproche. A volte dolorose rotture di amicizie.
Interessante notare anche che tra queste due diverse anime è abbastanza alto il livello medio culturale, sicuramente superiore alle percentuali grossolanamente espresse dal voto, segno che c’è una riflessione ed una scelta motivata e ragionata all’origine delle scelte in entrambe le aree, e l’anima “rivoluzionaria” è quella più preparata.
Quindi, ripeto, ora il PD, coalizione fatto partito, che unisce anime PCI e DC, campione dell’ala riformista, vincitore sull’onda di emozioni assimilabili e quelle che portarono il PCI a diventare il primo partito italiano subito dopo la morte di Enrico Berlinguer, ha davanti a se un tempo non enorme per riforme in senso redistributivo e a sostegno dei ceti meno fortunati. La luna di miele con il 41% dell’elettorato in caso contrario non durerà troppo, e Renzi lo sa.

                                                                                           Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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