domenica 22 giugno 2014

L’amico del giaguaro

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Attorno sono allegri, si vede che si divertono, scherzano tra loro, si conoscono da chissà quanto tempo, e chiaramente sono molto più simpatici di lui, maschi o femmine che siano.
Lui è al mare per curarsi, è stato il medico ad “ordinarlo” ai suoi:
– Questo bambino ha bisogno di respirare aria diversa, portatelo al mare, in estate. –
Facile da dire per il Dottor Leoni che ha una bella casa, gira in auto, veste bene e la sua famiglia sembra avvolta da una sorta di mistero sacrale, praticamente inavvicinabile nelle penombre della casa signorile. Eppure i suoi fanno quello che possono, e si separano per curare il figlio, il loro unico figlio. Si separano nel senso che la madre lo accompagna al Lido di Canaletto dove hanno affittato una stanza uso cucina in un seminterrato, con il bagno in comune con altre tre stanze come la loro, ed il padre li raggiunge solo durante il fine settimana, per poche ore, arrivando in corriera il sabato attorno a mezzogiorno (grandi feste ed abbracci) e ripartendo poi con lo stesso mezzo il pomeriggio del giorno dopo (pianti e magone).

I tempi dei bambini sono incomprensibili per gli adulti, e pure la loro sofferenza. Semplicemente le cose si fanno in un certo modo perché è così, e non si discute. Quindi tutto è scandito da orari precisi, non sembra neppure una vacanza, ma la scaletta rigorosa che si deve rispettare da parte di tutti gli ospiti di un collegio.
Sveglia prestissimo, poi passeggiata in spiaggia prima che il Sole si alzi sul serio e renda ogni cosa infuocata, ricerca di conchiglie, sguardi ai pochi bambini in giro a quell’ora strana, odore di salmastro, alghe, acqua bassa per la marea, sabbia umida ma libera dal mare anche se con la memoria delle onde che c’erano prima e che ci saranno di nuovo tra poche ore, e granchi che scappano, gabbiani che urlano, scogli improvvisamente più vicini, ma ugualmente lontani e non raggiungibili.
Poi il ritorno a casa, la colazione, e ancora di nuovo in spiaggia, stavolta sotto la tenda che sembra la vela quadrata di un'antica nave, perché gli ombrelloni ancora non sono arrivati, come oggi, e due sedie a sdraio, pericolosissime. Qualcuno ha raccontato che, pare, sia successa una disgrazia pochi anni prima, con una bambina che ha avuto una mano amputata da una straio che si sarebbe chiusa sotto il peso del padre mentre lei stava giocando proprio tra i legni che sostenevano il genitore. La sdraio quindi merita rispetto ed attenzione, e lui non può modificarne l’inclinazione, quando è sistemata come deve stare.
In realtà è la noia a farlo star male, non servono le buste di fumetti insoliti che la madre gli compra ogni tanto la sera, oppure la paletta per scavare buche enormi; lui non può allontanarsi. Non sa nuotare, si può perdere, potrebbe capitare ogni genere di imprevisto, come ad esempio cadere in qualche avvallamento sommerso ed annegare in pochi centimetri di acqua.
Gli altri però vanno dove vogliono. Corrono tra gli spruzzi, giocano con un pallone, maschi e femmine fanno piccoli gruppi, ridono, e neppure lo vedono. Evidentemente è molto diverso, forse ridicolo, o inguardabile, o più semplicemente non hanno alcun bisogno di lui; dovrebbe essere lui a fare il primo passo, forse, ma come accidenti si fa non è chiaro. Cosa si deve dire, cosa si fa, come ci si presenta? Impossibile.

La sera del sabato però la famiglia si riunisce. In centro, puntualissimo, inizia in uno dei pochi bar che lui conosce la trasmissione che gli piace da morire: L’amico del giaguaro. Quella sera tutto sparisce. Pisu, Bramieri e Del Frate, e poi la cosa più fantastica mai assaggiata prima: la cioccolata in tazza. Incredibile che in estate, col caldo ed i gelati che gli altri consumano, la cioccolata in tazza sia così buona. Eppure è così. Non ci sono spiegazioni. 
Inizia poi per noia, o forse per una segreta predisposizone, a spiare gli altri, a cercare di capire, perché per essere curioso lo è e lo è sempre stato, e spia bambini ed adulti, nei rari momenti di libertà, prima di andare a letto, le sera. 
E' una valvola di sfogo alla sua incapacità di rapporti.
Ma non è piacevole tutto questo, non è alla luce del sole, come gli piacerebbe, ed avverte un ché di morboso e di proibito, e vorrebbe altro, mentre il mese di ferie trascorre lentamente senza alcun fatto nuovo.

Tre giorni prima della fine del soggiorno al Lido di Canaletto, nella casa della famiglia Carveda, in quel sottoscala dove avverte in modo tangibile il senso di inferiorità sociale (come se ve ne fosse ulteriore bisogno), poco prima che arrivi il padre per l’ultima volta e poi ripartire tutti con la corriera, avviene il fatto inatteso e sperato.  Per non si sa bene quale motivo, viene avvicinato da una ragazzina del gruppo che per 20 giorni almeno lui ha solo guardato da lontano, senza osare avvicinarsi. I due giorni che restano lo ripagano di tanti pensieri stupidi che aveva fatto crescere lentamente dentro la sua mente. Tutto è diverso, e può essere diverso. 
Come si possa modificare quello che lui vorrebbe cambiare ancora, razionalmente, non lo capisce, ma intanto brucia quelle ore, che spariscono in fretta e poi gli lasciano dentro il vuoto.

                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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