giovedì 8 maggio 2014

Invidia


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L’invidia è un vizio capitale? Domanda sbagliata, perché presuppone un ordine delle cose che non mi appartiene e con condivido. 
Quindi ci riprovo.
L’invidia è un sentimento negativo? Ecco, così già mi piace di più. E la risposta che mi viene spontanea è no, o almeno è no in molti casi, non in tutti.
Se io invidio in qualcun altro un’abilità che ammiro, che vorrei possedere e che tento di raggiungere malgrado la mia limitatezza, io concedo a questi un ruolo superiore al mio, quantomeno nel caso specifico dell’oggetto dell’invidia, non intendo assolutamente derubare abilità o posizione che non sono mie o non ancora mie (mi concedo il beneficio della speranza, quindi).
L’invidia così intesa non è mai dissociata dall’ammirazione, e non mi viene proprio di vederle come sentimenti contrastanti, malgrado millenni di pensiero mi diano torto. Io posso quindi invidiare pure un amico, oppure una persona che stimo o dalla quale vorrei considerazione per il mio sentimento non aggressivo, ma di riconoscimento.
Forse che l’invidia è solo odio impotente? Ma per favore. È da stupidi aver tali idee in testa, è da giocatori d’azzardo che vorrebbero diventare milionari e vivere come vivono i ricchi, ma senza pagarne il prezzo.
Nessuna persona sana di mente potrà mai invidiare gli altri in questo modo “dantesco”, senza tuttavia dover essere per forza un santo. È sufficiente l’umanità per non essere invidiosi in questo modo, non scomodiamo la santità.

Nel confronto con gli altri è automatico fare confronti, che tuttavia non generano invidia ma altri sentimenti, ad esempio: senso di inadeguatezza, desiderio di rivalsa e giustizia sociale, rivalutazione delle rispettive posizioni, forte critica per posizioni giudicate errate, competizione più o meno cosciente. In questi casi io ci vedo solo occasioni di miglioramento personale o sociale, che possono partire anche da un confronto duro. Definire la lotta di classe come lotta tra invidiosi mi sembra riduttivo, insomma (ammesso sia di moda la lotta di classe, in questi tempi confusi).

L’invidia più comica che mi viene in mente per concludere è l’invidia del pene, prima di tutto perché è stata pensata da un uomo, e poi perché l’uomo eterosessuale sembra cercare esattamente l’opposto, cioè la vagina.
Cosa avrebbe da invidiare una donna all’uomo rendendosi lei stessa conto di essere oggetto di uguale e speculare attenzione?  Forse invidia l’ansia da prestazione? Ecco, questa probabilmente le manca.

                                                                                           Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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