sabato 24 maggio 2014

24 maggio - La leggenda del Piave



Negli anni ’60, alle scuole elementari di Porotto, un piccolo paese vicino a Ferrara, il maestro Adriano Franceschini, tra le altre attività che proponeva ai suoi alunni, faceva cantare in classe vari pezzi importanti della nostra storia musicale classica, come ad esempio il coro del Nabucco di Verdi, il “Va, pensiero”.
Così  ho studiato sino a sapere a memoria La leggenda del Piave, ed oggi in parte la ricordo ancora e sono grato a chi me l’ha fatta conoscere ed imparare, approfondendo la storia sin dove potevamo capirla noi ragazzini di circa dieci anni.
È stato pure l’Inno del nostro Paese, dal 1943 (caduta del fascismo e armistizio con gli alleati, con conseguente cambio di fronte, costituzione della Repubblica di Salò, fuga dei Savoia da Roma e inizio della guerra partigiana)   al 1946 (referendum monarchia-repubblica, nascita della Repubblica Italiana ed inizio dei lavori della Commissione Costituente).
Oggi, 24 maggio, mi è tornata alla mente.

La leggenda del Piave, testo di Ermete Giovanni Gaeta (E.A.Mario).

Il Piave mormorava,
calmo e placido, al passaggio
dei primi fanti, il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava
per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera...

Muti passaron quella notte i fanti:
tacere bisognava, e andare avanti!

S'udiva intanto dalle amate sponde,
sommesso e lieve il tripudiar dell'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero,
il Piave mormorò:
«Non passa lo straniero!»

Ma in una notte trista
si parlò di un fosco evento,
 
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento...
Ahi, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto,
poi che il nemico irruppe a Caporetto!
 

Profughi ovunque! Dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti!

S'udiva allor, dalle violate sponde,
sommesso e triste il mormorio de l'onde:
come un singhiozzo, in quell'autunno nero,
il Piave mormorò:
«Ritorna lo straniero!»

  E ritornò il nemico;
per l'orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame...
Vedeva il piano aprico,
di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora...

«No!», disse il Piave. «No!», dissero i fanti,
«Mai più il nemico faccia un passo avanti!»

Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
e come i fanti combatteron l'onde...
Rosso di sangue del nemico altero,
il Piave comandò:
«Indietro va', straniero!»

 Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a Trento...
E la vittoria sciolse le ali al vento!
Fu sacro il patto antico:
tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti...

Infranse, alfin, l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore!

Sicure l'Alpi... Libere le sponde...
E tacque il Piave: si placaron l'onde...
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò
né oppressi, né stranieri!


                                                                                           Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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