lunedì 7 aprile 2014

Vorace


So di essere stronzo, ed allora, è un problema per qualcuno? Che poi se lo pensate son solo fatti vostri, non miei. Ed io non sono stronzo, illustrissimi, solo ho capito che farsi mettere i piedi in testa non serve a nessuno, solo a quelli veramente stronzi, i veri figli di puttana, che ne approfittano, ed io non ho alcuna intenzione di prestarmi al gioco.
Vengo dal sud, e qui mi vedete con condiscendenza, mi sopportate, siete razzisti di merda ma non lo ammetterete mai, e vi faccio comodo se sono brillante e con la battuta pronta, da compagnia insomma, per dimostrare che siete tanto aperti e disponibili, ma alla fine so come fregarvi o comunque approfittarne a mio comodo, statene pur certi.
Mi chiamo Vorace, Mario Vorace. Bel cognome, vero? Vi sembra che dica tutto, ma in realtà non dice niente, tutta la mia famiglia lo porta, e non siamo tutti uguali. Quindi non significa niente.
Sono arrivato e non mi cagava nessuno, neppure il barista quando ordinavo un caffè. All’inizio è stata dura. Poi ho trovato altri “emigrati” come me, poco a poco ho fatto qualche conoscenza e poi qualche amicizia. Sono bravo a riconoscere le persone, e quelli che mi interessano li so accalappiare. So anche ricambiare, perché non è vero che pensi solo a me, ma difficilmente gli altri ottengono più di quello che mi danno in cambio. Per un anno intero ho usato una giacca di pelle che mi ha prestato Giovanna, una delle mie prime amiche. Praticamente l’ho consumata io, ma mi stava benissimo, e a lei faceva piacere che io la tenessi, e l’ho tenuta. Lei è unica, credo di volerle bene sul serio, è vera, non finge, e sa arrivare al cuore delle persone, ma, puntualmente, arriva al cuore di quelle sbagliate. Si innamora e poi non riesce a cavarsela. Finisce sempre che il rapporto diventa impossibile per lei, per qualche motivo, per colpa delle convenzioni o della gente magari, quando si innamora di un’altra, oppure perché cade come una susina matura nel cesto di uno che al massimo potrà essere un suo amico, mai il suo uomo.
È grazie a lei che ho iniziato a conoscere gente, quella che conta, quella che conosce altra gente, ed ho iniziato ad essere meno isolato. Di questo le sarò sempre grato, ed è una delle poche che può aspettarsi questo da me. E’ così che ho incontrato Irma, il mio passepartout per la società bene, amica d’infanzia del direttore dell’azienda sanitaria e della moglie dell’albergo più importante della città. Ed è sempre grazie a Giovanna che ho conosciuto gli amici suoi, alcuni con la macchina, cosa che fa sempre comodo, altri con belle case con vista sulla valle, e inoltre qualcuno che potrebbe interessarmi pure personalmente.
Io, se vi interessa saperlo, sono bisessuale. Non mi va di rinunciare a nessuna esperienza, ed un sarto, Ernesto, mi ha colpito appena l’ho visto. Ci so fare con la gente, ve l’ho già detto. So creare l’atmosfera, quando serve, e so anche spendere più di quello che realmente potrei se credo che ne valga la pena.
Vi racconto solo una delle tecniche che uso per fare questo, ma non provateci anche voi, se non avete il modo giusto di ragionare o se non sapete fin dove il gioco si può spingere senza rischiare di romperlo. È solo psicologia spicciola, ma se non ci siete nati, o se non avete prima pagato il biglietto salato per l’ingresso al club, lasciate perdere.
Di solito organizzo una cena, lo spazio adatto ce l’ho, ed invito un numero sufficiente di persone, diciamo una decina. L’ambiente non è sempre mio, che credete, sono stato a lungo in affitto, ma questo non conta, l’importante è che ci sia. L’appartamento mansardato in questo caso ha un bel terrazzo, esterno, e una sala perfetta, con la moquette e le luci giuste.
Bene. La cena deve essere brillante, buon vino, battute allegre, nessun rompicoglioni col muso o con paturnie esistenziali, e poi l’atmosfera si scalda nel modo giusto, lasciando capire tutto e più di quello ancora. Io ho adocchiato la mia preda, e Giovanna sa sempre a cosa miro. Quasi sempre c’è anche lei, ad ogni mia cena importante, perché i suoi consigli sono essenziali.
Può capitare che si inizi a parlare di locali notturni e di spogliarelli. Perfetto, qualcuno ha voglia di giocare. Io alzo la posta in gioco, lancio sfide, ma per un po’ nessuno raccoglie l’invito. Poi la dottoressa, amica di Irma, chiede la musica adatta, è forse un po’ ubriaca, o semplicemente finge di esserlo. Ci fa sedere a terra, a formare un cerchio, e inizia a ballare che è meglio di una professionista, credetemi. La musica non può essere troppo alta, ma è sufficiente per creare l’attesa, e le luci, come ho già detto prima, sono perfette.
Si muove e toglie un pezzo, poi un altro, e ancora uno. Rimane completamente nuda e come ciliegina, tenendo le mutandine con le mani, se le fa passare tra le cosce prima di lanciarle lontano.
-         Brava. Brava !! -  faccio io, per allentare un po’ la tensione, in modo che tutto resti un gioco. Ed infatti il gioco non diventa altro, e continua, mentre tutti l’applaudono e lei si riveste, in un angolo.
Adesso è un amico recente, che sinceramente non mi aspettavo potesse arrivare a questo punto, che inizia uno strip. La musica è la stessa, e lui ci sa pure fare, devo ammetterlo. Se non altro lo fa con ironia, ma si diverte pure, il porco, è chiarissimo. Alla fine pure lui rimane nudo, ma ha una tecnica meno consumata della dottoressa di prima, e lo spettacolo finisce con la sua sparizione dietro una poltrona.
Quella sera, quando tutti se ne sono andati via, io mi sono portato a letto per la prima volta Ernesto. E, dal giorno dopo, ho iniziato a girare in città ogni tanto con una lussuosa berlina Audi.
Sono stronzo? Non credo. So soltanto cosa voglio. E so cercare le persone giuste. Ad esempio, quando mi sono rotto un braccio cadendo come uno stupido su un sentiero, sono riuscito a sfruttare un amico dello “spogliarellista” che vive a Brescia per ottenere una visita specialistica in quella città e facendomi in più ospitare da quella conoscenza acquisita per un paio di giorni.
Ed è grazie a Ernesto invece che ho conosciuto la mia attuale moglie, riuscendo a mantenere perfettamente in equilibrio un rapporto a tre, e guadagnandoci di sicuro io più di loro due.
È da un po’ di tempo che abbiamo smesso di farlo ancora assieme, tutti e tre, ma Ernesto e Carla - mia moglie - sono ottimi amici, anche se ogni tanto qualche gelosia latente esplode. Io in quei casi li lascio sfogare. Poi ritorna tutto come prima. Perché è così che funziona, se non lo avete ancora capito.
                                                               
                                                                                Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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