martedì 29 aprile 2014

Migranti e no



Chi, per sua fortuna o scelta, non si è allontanato dai luoghi dove è nato per trovare altrove lavoro non so fino a che punto potrà capire quanto intendo scrivere, tuttavia, a mio solo beneficio magari, intendo andare avanti lo stesso, perché, se non si è ancora capito, io uso la scrittura non solo come mezzo per coltivare il mio ego o per comunicare con altri, ma anche per riflettere su cose che penso o son convinto di pensare, quindi scrivo anche per confrontarmi con me stesso, prima che con gli altri.
Se mi leggi qui significa che questo post ha già superato la mia prima rilettura, e che quindi lo ritengo sufficientemente corrispondente a quanto intendevo dire.


Quando è davanti alla realtà si richiude in un isolamento forzato, come se dovesse espiare una colpa. Gli anni degli studi, abbastanza spensierati e densi di vita, sicuramente un po’ superficiali, sono ormai alle spalle. Ora sente di pesare sulla famiglia e non gli va di continuare a chiedere soldi.
Vuole essere indipendente, in un modo o nell’altro.
Prima di tutto rinuncia a chiedere l’auto in prestito al padre, cerca di sprecare meno, di uscire meno, vedere pure meno gente, ovviamente, e chiudere una parentesi della sua vita, dolorosamente.


Cercar lavoro per un giovane senza particolari eccellenze e senza un minimo di conoscenze che possano aprire alcune porte oggi, in Italia, è estremamente difficile, ma pure alcuni anni fa la situazione, con le premesse ricordate, non era rosea. I migliori in qualche modo emergevano, è una legge naturale. Lo stesso valeva per i furbi ed i raccomandati. Tutti gli altri invece in qualche modo si adattavano, accettavano posizioni meno importanti e meno pagate, oppure si spostavano sul territorio nazionale, per dare un senso al loro titolo di studio.


A tavolino cerca soluzioni, razionalmente, e tenta varie vie. Una di queste è il trasferirsi in un’altra provincia, al nord, dove le opportunità nel suo caso sembrano ancora reali, e quindi quella diventa un’opzione seria, da sfruttare. Ovviamente non punta solo su quella, ma inizia e tenta altre cose, tutte abbastanza fallimentari, al limite della depressione più nera.
Un giorno di febbraio giunge una chiamata telefonica, una sua domanda è stata accolta. Già il giorno dopo potrebbe iniziare, ma lui preferisce rimandare di un solo giorno, e questo gli viene concesso.


Anche 40 anni fa, insomma, malgrado il ’68,non era una passeggiata trovare un posto, ed il mondo non era diventato più giusto, solo esisteva un ascensore sociale che permetteva ai figli di operai e della classi più povere di tentare un salto di qualità, a spese però, alcuni pensano, di enormi ipoteche sui giovani di oggi oppure, altro aspetto non secondario, iniziando un degrado paesaggistico ed artistico senza precedenti nella nostra storia. Io parlo ovviamente di lavoro dipendente, non da imprenditore o da artigiano autonomo, poiché sono mondi che non conosco direttamente.


L’inizio è formale, lontano, freddo, in un albergo, ma ha un lavoro. Poi le cose, poco a poco, trovano una nuova dimensione. In fondo la distanza non è impossibile, può tornare a casa ogni fine settimana, lavora in un luogo di vacanza, e non gli sembra neppure di lavorare. Conosce gente, ritrova sicurezza, inizia a farsi conoscere e si fa qualche amico. La chiusura a riccio ora è meno utile, se ne rende conto, e si sente meno “fallito”, quindi può ricominciare a rivedere gli amici di prima, quelli che per mesi ha evitato, perché ha cose positive da raccontare, non solo una sequenza di lamenti e dolori.
La sua nuova terra di adozione è diversa però, un po’ più fredda, per certi versi, anche climaticamente, e non di rado si sente spaesato, isolato, con pochissimi punti di riferimento. I momenti di calore e di amicizia si alternano a cupa solitudine con un cielo stellato e sottozero. Si sente un migrante, anche se non certo tra stranieri, ma comunque diverso, quello sì.

Sbarcando sulla costa italiana cerca una nuova vita, una nuova occasione, e non sa ancora che per molto tempo non avrà dignità umana, anche se già qualche dubbio, prima di imbarcarsi, lo ha avuto. Ma è disposto a tutto, anche per aiutare i suoi, che son rimasti ed aspettano da lui forse più di quanto potrà mai dare loro.


Oggi non ho soluzioni per aiutare i giovani dell’età di mio figlio se non quella di star loro vicino, innanzitutto, e poi di cercare una soluzione politica seria, senza avventure rischiose e pericolose, evitando i teorici nascosti dell’evasione fiscale e della cattiva amministrazione pubblica, dell’odio razziale e dello sfruttamento dei più deboli, cercando la redistribuzione del reddito e la valorizzazione del territorio e delle nostre bellezze artistiche, cercando di lottare contro gli effetti perversi della globalizzazione liberista che importa sacrifici ed esporta lavoro, dimentica diritti e segue come messia salvatori quelli che, prima di tutto, hanno salvato all’estero i propri capitali.
Non ho soluzioni neppure per il problema dell’immigrazione, ma sono certo che sarebbero possibili leggi più umane con chi è onesto ed ha bisogno e molto più dure invece nei confronti di chi delinque, usando giustizia e certezza della pena (anche per gli italiani, potenti o meno che siano, ovviamente).

Quando torna alle sue origini vede piccoli segni che prima non aveva riconosciuto così chiaramente, anche se ovviamente neppure gli erano passati inosservati.
Sente il razzismo presente in frasi innocenti e involontarie, dette con leggerezza. Sa che non sono rivolte a lui, ma capisce che, in un altro luogo, quelle stesse frasi, pronunciate da altre persone, hanno proprio lui come oggetto.


Non è il paese dove è tutto facile, anzi. Diventa un invisibile, un fastidio, un’occasione di sfruttamento, merce di scambio, manovalanza per il crimine o per il lavoro nero e sottopagato. Se la scala sociale ha gradini che vanno da zero a dieci, lui parte da meno cinque. Non è un mondo di vacanze quello che lo accoglie, e la sua nuova patria per molto tempo gli fa capire che di lui ne farebbe volentieri a meno. Oggi non sa ancora come andrà a finire, ma intanto prova a vivere.

                                                                        Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie.)

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.

Post più popolari di sempre

Post più popolari nell'ultimo anno

Post più popolari nell'ultimo mese

Post più popolari nell'ultima settimana