lunedì 3 marzo 2014

anarchia



Ho letto di una persona che è anarchica per un motivo principale, ma poi ne elenca almeno sei (iniziando a contraddirsi) e che da pignolo riporto nell'immagine a fianco e qui elenco:
·        Odia ingiustizia, prepotenza e falsità.
·        Non vuole comandare né essere comandata.
·        Si schiera sempre dalla parte dei più deboli.
Poi sono andato a vedere un po’ cosa scrive il sito del  FAI, federazione anarchica italiana, ed infine ne ho cercato definizione e storia su Wikipedia e su Treccani.(Se ti interessa basta che tu clicchi sui vari link per leggere direttamente)
Quest’ultima definisce l’anarchia così: Dottrina che propugna l’abolizione di ogni governo sull’individuo e, soprattutto, l’abolizione dello Stato.
Io partirei da queste parole, che mi sembrano chiare e semplici, per cercare ci capire cosa mi convince e cosa non mi convince. 
Premetto tuttavia il mio peccato originale. Essendo stato dipendente pubblico, come insegnante, io non dovrei dir nulla, per conflitto di interessi. Ma per ora, anarchicamente, ignoro questa considerazione. Estendendo il concetto penso che se non ci può essere Stato, e quindi non Scuola Statale, non ci saranno neppure Sanità Pubblica, Emergenza (ad esempio vigili del fuoco),  Giustizia, Trasporti, Ordine Pubblico, non parliamo poi di Esercito e Rapporti Internazionali, e così via. Questo significa che, per partire da quello che conosco meglio, non serve la Scuola Pubblica dello Stato? Meglio le scuole pubbliche ma confessionali o gestite da privati? O meglio ancora educazione affidata ai singoli, o a gruppi organizzati di singoli? Questa non la capisco. Come allo stesso modo mi chiedo chi dovrebbe garantire i mezzi che ci servono nelle emergenze: ambulanze, elicotteri del 118, autoscale ed autopompe, ed ovviamente il personale addestrato. 
Mica sono contento di come funziona la scuola in Italia, o del fatto che il titolo di studio, una volta conseguito, non offra molte possibilità di lavoro, o del fatto che l’assistenza sanitaria mostri difficoltà crescenti nel dare ad ognuno quello ci cui ha bisogno. E mi crea disagio non tanto la sanità statale, ma ancor più la distanza sempre più netta tra regione e regione, differenziando, di fatto, i diritti delle persone che vivono pur sempre in zone dello stesso Paese.
No, io chiedo maggior equità sociale, meno sprechi e parità di trattamenti per tutti i cittadini di questa nostra bellissima Italia, che per sua fortuna non è nelle condizioni di oltre i due terzi del mondo, cioè gode ancora di privilegi indiscutibili.
E poi la cosa che mi rende il più lontano possibile da ogni idea anarchica è la consapevolezza che l’uomo non è buono, per sua natura, ma violento com'è la natura stessa, che non fa sconti a nessuno, ed uccide i suoi figli con assoluta indifferenza. E' quindi per stare dalla parte dei più deboli che io non potrò mai essere anarchico. Senza scordare anche che essere più debole non significa automaticamente avere ragione
Io sono per un Potere che mi governi, e voglio poter scegliere democraticamente questo potere, o almeno tentare di avvicinarmi il più possibile a questo ideale, prima di tutto votando per chi penso possa rappresentare meglio le mie idee, e poi tentando, sia sul posto di lavoro sia dove me ne si presenti l'occasione, come qui ad esempio o in altri luoghi virtuali e non solo, di usare la mediazione, contraria per sua natura ad ogni tipo di dittatura, anche a quelle del libero mercato e del proletariato. 

Nota conclusiva. L'immagine usata dal nostro anonimo anarchico e che riporto in apertura del post è rubata a Banksy, un celebre writer di origini inglesi, e modificata a proprio comodo in modo sgrammaticato, a dimostrazione della poca cura e poca cultura dell'autore. L'originale è qui a fianco
                                             Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

13 commenti:

  1. Ho trovato per caso questo articolo. Beh... non è da escludersi che la persona con cui ti sei confrontato avesse ancora una conoscenza vaga delle idee sostenute dal movimento anarchico. In ogni caso sul sito della Federazione Anarchica Italiana c'è un Programma, ci sono comunicati e c'è un Patto associativo, che possono chiarire alcuni dei tuoi dubbi, suggerendo come l'anarchia sia una forma di organizzazione. Inoltre, anche se certo non è esaustivo segnalo questo testo di Malatesta, che potrebbe essere interessante http://www.liberliber.it/mediateca/libri/m/malatesta/l_anarchia/pdf/malatesta_l_anarchia.pdf

    Sulle battute sulla scuola pubblica, i servizi e la difesa dei più deboli non rispondo, dato che mi sembra semplice ironia. Il movimento anarchico è nato con l'Internazionale, è da sempre stata una componente del movimento operaio, ha avuto un ruolo nelle principali conquiste ottenute lottando dai lavoratori in molti paesi del mondo. Non si può negare con un pretestuoso e astratto sillogismo un secolo e mezzo di storia.

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    1. grazie, anonimo. con calma mi leggerò tutto il testo pdf di Errico Malatesta. e cercherò di rispondere. sono 90 pagine, ci metterò del tempo, perchè non sono sempre in rete e faccio pure altro, ma risponderò...gradirei, se possibile, avere un modo per sapere chi sei, un tuo account TW o FB o quello che è. ovviamente non è obbligatorio, quindi non sentirti vincolat*... io di pretestuoso e di ironico, nelle intenzioni, non ho scritto nulla. e se vedrò di aver scritto cose sbagliate, lo ammetterò... Silvano C.

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    2. Grazie a te Silvano per l'attenzione e la pronta risposta. Mi chiamo Dario, e non ho account facebook o twitter. Ho parlato di ironia e di pretestuosità perché spesso le argomentazioni che hai portato assumono questo tono quando si muovono critiche all'anarchismo. Se non era tua intenzione faccio un passo indietro, dopotutto fraintendimenti di questo tipo sono facili su internet. Provo allora a rispondere ai tuoi dubbi. Intanto gli a anarchici si oppongono al governo non all'organizzazione, né di conseguenza all'organizzazione della società. Anzi, sono per un'organizzazione della società che permetta a tutti la felicità e che non sia, come oggi, funzionale al mantanimento dei privilegi per pochi potenti e alla crescita dei profitti per pochi capitalisti. In una società in cui nessuno deve arricchirsi sulla pelle dei più o occupare spazi di potere schiacciando gli altri, è chiaro che quelli che noi oggi chiamiamo "servizi" (educazione, sanità, soccorso..) sarebbero più efficaci e più giusti. Certo è un ragionamento un po' semplicistico e astratto, ma dopotutto è abbastanza astratta anche la critica contenuta nel tuo articolo. Gli anarchici là dove hanno potuto (l'esempio più noto è la Catalogna del 1936-37) hanno provato a mettere in pratica questi propositi. Ma il movimento anarchico ha sempre sostenuto anche le lotte degli sfruttati per il miglioramento delle proprie condizioni di vita e di lavoro, basti ricordare che i martiri di Chicago del 1886, dalla cui vicenda nasce il primo maggio, erano tutti anarchici che volevano la riduzione della giornata di lavoro ad 8 ore. Mi fermo qui per il momento, ho dato giusto dei riferimenti per fare chiarezza.. buona serata

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    3. Assodato che molti ideali anarchici: riduzione (o annullamento) dei privilegi dei potenti, servizi più giusti, diritti dei lavoratori e così via sono i miei, rimane credo la sostanziale differenza tra noi di come raggiungere questi ideali. Ho letto ed ho preso appunti dal testo di Errico Malatesta, ma sino ad un certo punto, poi, confesso, mi sono stancato. Troppo vago, generico, senza uno spunto pratico da applicare all’oggi, cioè all’interpretazione autentica che ne viene fatta.
      Marx oggi è tirato per la giacchetta da troppi che rivendicano di continuarne gli ideali, e vediamo come è in realtà divisa la sinistra. Il Vangelo è un testo interpretato sia cristiani integralisti e da altri disponibili al dialogo. A quali devo credere? La Chiesa di oggi è oggettivamente divisa tra conservazione e cambiamento. Molti poi recentemente tirano per la giacchetta pure Berlinguer, pretendendo di esserne gli unici interpreti. Ed allora mi fermo, Dario.
      Fatto salvo che il romanticismo in questo caso non mi interessa, che condanno ogni persecuzione o accusa ingiusta mossa agli anarchici, che conosco le storie di molti di quelli che hanno pagato con la vita le loro idee anche perché la letteratura, la musica e il cinema ne hanno tratto ispirazione io ti chiedo, esplicitamente varie cose, senza tentare di interpretare a mia volta vari scritti che risalgono, nella migliore delle ipotesi, a circa 90 anni fa.
      Quando Malatesta scrive: “Caratteri dell'organizzazione antiautoritaria -
      Un'organizzazione anarchica deve essere fondata secondo me sulle seguenti basi.
      Piena autonomia, piena indipendenza, e quindi piena responsabilità, degl'individui e dei gruppi” cade in un’inestricabile groviglio di illusioni inapplicabili, e ti chiedo allora, senza rimandarmi a testi, di dirmi tu come affronteresti praticamente i problemi che ti elenco. (Non sono io l’anarchico, sei tu. Non ti ho cercato io, tu lo hai fatto e ti sei dichiarato disponibile a discutere. Fai quindi uno sforzo per fami capire)

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    4. 1. Controllo della delinquenza comune e mantenimento dell’ordine pubblico, quindi necessità di una polizia armata.
      2. Gestione della scuola (pubblica, privata, obbligatoria, non obbligatoria,insegnanti scelti come, religione nella scuola)
      3. Tasse. Come evitare l’evasione, ora, nella situazione di fatto attuale
      4. Delocalizzazione delle imprese e perdita di diritti acquisiti dei lavoratori
      5. Unione europea, nata per evitare altre guerre in Europa, ma ora in crisi profonda per egoismi, cattiva gestione e forse eccessivo allargamento.
      6. Globalizzazione, con strapotere di organizzazioni transnazionali post-capitaliste
      7. Informatizzazione e smaterializzazione della produzione, quando però alla fone tutti dobbiamo mangiare ed avere un tetto sopra la testa, e magari mezzi per muoverci da un luogo ad un altro
      8. Fenomeno immigratorio. Da contrastare o da liberalizzare? Da regolare e in che modo? E i nuovi (o futuri) cittadini italiani di fede diversa come devono essere trattati?
      Mi limito a questo, per iniziare, Dario, ed aspetto con interesse le tue risposte personali, non di un pensatore o di un anarchico storico, ma le tue. Buona giornata, per ora. Silvano.

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  2. Silvano, io ho suggerito quel testo, che non è neanche tra i più significativi dato che all'epoca il movimento anarchico in Italia doveva ancora conoscere il pieno sviluppo, perché era secondo me il più adatto a chiarire le tue domande tra quelli che si trovano su internet. Spero tu riesca allora a trovarne altri più adatti. In ogni caso, per chiarire: il movimento anarchico non è fatto di "grandi pensatori", non ci sono dogmi, non ci sono santi. Ci sono dei principi comuni (che possono essere considerati i principi di saint imier del 1872), quello sì, ma per fortuna come anarchici non abbiamo testi sacri, o autori da recitare. Tuttavia il riferimento a testi anche, in un certo senso, non attuali, è necessario per comprendere la storia di questa corrente politica che nella storia europea ed italiana ha avuto un ruolo fondamentale. Questo lo dico per chiarire che proponendo Malatesta, non volevo certo sottrarmi al confronto, quanto invece suggerire un elemento di approfondimento.

    Detto questo passiamo alle risposte: intanto sul breve brano di Malatesta che hai citato, che se non sbaglio è di un testo parecchio successivo a L'Anarchia. In quelle righe Malatesta parla di quali a suo parere dovrebbero essere i caratteri de "l'organizzazione anarchica", ossia l'organizzazione politica degli anarchici. Ecco, a grandi linee l'attuale Federazione Anarchica Italiana (di cui, preciso, non faccio parte) si rifà a Malatesta e quindi è fondata all'incirca su questi stessi caratteri (qui, se interessa, puoi trovare il Patto Associativo che ne regola il funzionamento interno http://federazioneanarchica.org/archivio/patto.html), nonostante questo si dà il caso che la FAI sia tra le organizzazioni politiche italiane più longeve, fondata nel 1945 è ancora in attività. Quindi evidentemente non si tratta di un groviglio di illusioni inapplicabili. Non preoccuparti, ho voglia di sforzarmi e di farmi capire, queste discussioni sono interessanti :) comunque sì sono venuto io, ma tu Silvano non cercavi un anarchico che ti rispondesse?

    Sui punti che mi sottoponi devo dire una cosa: non vale! mica pretendiamo di governare!
    scherzi a parte...
    bisogna tener conto innanzitutto di due cose:
    1 - come rivoluzionari riteniamo che sia necessario un radicale cambiamento della società, che debba essere rovesciato l'attuale ordine sociale basato sulla sopraffazione (su questo non mi dilungo troppo rimandando a questo riferimento: http://federazioneanarchica.org/archivio/programma.html). Da questa posizione quindi non intendiamo andare al governo, partecipare alle elezioni, né tantomeno "prendere il potere" con la forza. Per questo come anarchici non abbiamo delle "proposte di governo", se mi passi questa espressione, relative ai punti da te elencati. Certo su molti di essi facciamo un itervento politico, quindi parlerò più che altro di questo.
    2- Il movimento anarchico non si pone come molti marxisti nei termini avanguardistici del piccolo gruppo che guida la massa, non vuole imporre niente. Per questo al contrario sostiene le lotte degli oppressi e degli sfruttati portando avanti la propria proposta rivoluzionaria. Questa proposta non è un paradiso terrestre preconfezionato ma saranno gli uomini e le donne che lo vorranno che accordandosi liberamente decideranno come organizzare la nuova società. Questo chiarimento lo faccio per far intendere che non sono "gli anarchici" a decidere come sarà organizzata l'educazione o i trasporti ma, saranno i diretti interessati a farlo. Gli anarchici propongono un metodo, una pratica organizzativa, una pratica rivoluzionaria per rendere questo possibile. Ora purtroppo non ho più tempo, ma dopo questa premessa risponderò il prima possibile ai tuoi punti. A presto.

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    1. per ora ti ringrazio, aspetto di capire, ed accetto le tue giuste frecciatine. confesso che non riesco a capire il COME... esula dalla mia logica, io credo in un'organizzazione diversa, non oppressiva, non morale, ma politica sicuramente. e nella democrazia come modello perfezionabile di rapporti sociali (ovviamente NON esportabile, visti i risultati nel mondo) Silvano

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  3. Ciao Silvano scusa l'assenza ma solo oggi ho avuto tempo di scrivere. Purtroppo anche ora non ho molto tempo quindi ho avuto modo di scrivere solo sul primo punto ed in modo un po' frettoloso.

    Il punto da te proposto era il seguente:

    1. Controllo della delinquenza comune e mantenimento dell’ordine pubblico, quindi necessità di una polizia armata.

    Segue la mia risposta:

    Intanto dovremmo interrogarci su cosa sia la delinquenza, su cosa sia quello che la nostra società chiama crimine. Innanzitutto per me è una questione sociale, e come tale va considerata e risolta.
    Per me è delinquente ad esempio il manager della grande azienda che dopo aver sfruttato i propri lavoratori magari li licenzia, per me è delinquente il governo che prepara la guerra o che reprime chi si oppone alla sua politica. Per me è l'attuale ordine sociale un crimine ed una prevaricazione continua. Per comprendere il punto di vista anarchico, bisogna innanzitutto ricordarsi che la legge, i sistemi di governo, l'ordinamento sociale ed economico non sono immutabili ed eterni, ma sono artificiali e modificabili. Per questo la legge, anche se può essere uguale per tutti, il più delle volte non è però giusta per tutti, in quanto si fonda di solito sulla difesa degli interessi e dei privilegi delle classi dirigenti.
    Detto questo, avendo capito a cosa ti riferisci con “delinquenza comune” e non volendo aggirare la questione, provo a dare una definizione di “delinquenza comune” che possiamo condividere. Io considererei tali tutti quegli atti che costituiscono, nel senso più largo possibile, violenza a persone e danno a qualiasi bene pubblico o collettivo. Il furto, l'estorsione o simli attività penso che siano strettamente connesse al contesto sociale, più che classificarle come “delinquenza” ritengo più efficace cercare di eliminarne le cause, prima fra tutte la proprietà, costruendo reti concrete di mutuo appoggio. In questo modo penso che anche gran parte delle forme di “delinquenza comune” come la violenza sulle persone possa venir meno, dato che in molti casi è da collegarsi a furti o atti simili. Certo non mi faccio illusioni riguardo alla natura dell'uomo né penso come in un positivismo distorto che basti cambiare qualche elemento per avere una società completamente diversa e perfetta.
    Però sono sicuro che affrontando seriamente certe questioni sociali quella che oggi chiamiamo delinquenza diminuirebbe assai sensibilmente. A ben vedere si tratta di una proposta dirompente che mette in discussione l'intero ordine sociale esistente, possibile davvero quindi solo in una prospettiva rivoluzionaria.
    Penso che sulla “delinquenza comune” possa bastare per ora, passiamo all'ordine pubblico.
    Beh Cosa intendiamo per ordine pubblico? Il mantenimento della sicurezza pubblica? O più specificamente il tipo di intervento che compiono le forze di polizia in occasione di pubbliche manifestazioni? Io farei riferimento più genericamente al primo.
    Ricollegandomi a quanto detto prima per me la questione è sociale, per questo la sicurezza pubblica si raggiunge non grazie all'intervento di un corpo armato ma creando sicurezza sociale, eliminando la sopraffazione, il privilegio e lo sfruttamento, dando a ciascuno la possibilità di organizzarsi e di determinare le proprie sorti.
    Per quanto riguarda la polizia armata francamente non ne vedo la necessità, tralasciando il fatto che anche oggi alcune polizie non sono armate o non lo erano fino a pochi anni fa, c'è da dire che la polizia pubblica e privata, armata, strutturata come la conosciamo ora è un prodotto di questa società ed è ovviamente una forza a difesa di questo ordine sociale.

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  4. Penso comunque che anche in una società liberata possano esistere delle minime necessità di sicurezza interna questo però non giustificherebbe alcuna polizia. La costituzione di un nuovo apparato burocratico e armato andrebbe solo a sostituirsi al vecchio, creando poi un ostacolo allo sviluppo della società, costituendo una sacca di potere consolidato e cristallizzato, pronto ad abusare e a far tornare privilegio e strumento di oppressione quello che oggi l'ideologia dello stato chiama “monopolio della forza”.
    Saranno i diretti interessati che gestiranno il problema della sicurezza, organizzandosi e decidendo liberamente, secondo la normale pratica della divisione del lavoro e del ricambio degli incarichi per impedire la cristallizzazione dei ruoli, come in ogni altra attività decisa collettivamente.

    Ci sarebbe altro da aggiungere, ma purtroppo non ho tempo e non vorrei confondere ulteriormente la cosa. A presto. buona giornata!

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    1. Mi piace che tu entri nella questione iniziando dal significato delle parole. È il solo corretto, hai ragione perfettamente. Se non si ha un vocabolario condiviso non è possibile dialogare. Mi piace pure che non rispondi in modo assillante. Cioè ti prendi tempo ed hai altro da fare, lo sottoscrivo. Io stesso come vedi lascio passare un po’ di tempo, quindi fallo pure tu. Così è più rilassante per entrambi, e non una sfida all’OK Corral.
      Io però per crimine (e suggerisco il metodo per tutte le parole chiave che useremo) intendo quello riportato nelle definizioni dei dizionari, ad esempio il Treccani, che si trova pure in rete. E quindi viro subito in delitto, come termine più preciso, e anche di valore legale. Quindi per me è un delinquente l’industriale che ruba i risparmi e fallisce in modo fraudolento. Non accetto neppure chi paga poco gli operai e poi li licenzia, ma questo non è sostanzialmente un delitto, bensì oggetto di lotta sindacale (tema troppo complesso nel periodo attuale, che coinvolgerebbe la delocalizzazione, il precariato, le false partite iva, la fuga dei capitali e così via. Suggerisco di lasciar perdere. Non ne usciremmo)
      Il governo non può preparare la guerra, partecipa in modo autorizzato dal parlamento a missioni in teatri di guerra, e cerca di portare la pace, in modo discutibile, come in Libia, visti i risultati, ma questo fa. Ora del resto la marina militare salva migliaia di uomini e donne da una morte sicura, nel Mediterraneo. Direi che non è guerra.Quando il governo reprime applica leggi democratiche. Se una minoranza si oppone ad un progetto nazionale, deve fare in modo che la volontà nazionale, cioè della maggioranza, abbia il suo corso. Si deve arrivare ai casi Alderovandi o Diaz? Certo che no. Ed i responsabili vanno puniti. Sono protetti? Neppure questo è democrazia. Si deve fare la TAV? chi lo ha deciso, e come? E sin dove è accettabile la protesta se l’opera si vuole comunque eseguire, ammesso che la maggioranza lo voglia? Troppo complesso intendersi su repressione, come vedi.
      Per me l’attuale ordine sociale è frutto di modifiche lente, che vengono dalla storia, è un’evoluzione. Noi oggi siamo più liberi che al tempo dei comuni, o dell’impero romano, o che se fossimo nati schiavi in Egitto. Quindi non mi va bene, ma non come lo intendi tu. Non esiste al mondo un solo paese senza classe dirigente. Tu parli di sogni, mi spiace. Sono belli, sono poetici, ma sono irrealizzabili.
      Poi vengo alla delinquenza comune. Mi va bene: “violenza a persone e danno a qualsiasi bene pubblico o collettivo (comprese le scritte sui muri, ad esempio?) Il furto, l'estorsione o simili sono strettamente connesse al contesto sociale, è vero, ma non eliminerei la proprietà, vorrei più redistribuzione e giustizia sociale invece. le reti concrete di mutuo appoggio sono un altro sogno, irrealizzabile, e che NON potete imporre a nessuno, se non obbligando. In una società più giusta, ovviamente gli atti che chiamiamo delinquenza diminuirebbe assai sensibilmente. Poi però mi spaventi, quando parli di “una prospettiva rivoluzionaria” e qui mi fermo, e non ti seguo più…mi spiace. La violenza la lascio all’anarchia, alle frange deviate del nostro sistema d’ordine, alla malavita e chi rifiuta la democrazia. Perché questo alla fine è il problema. Tu rifiuti la democrazia. Eppure questa forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi, è per me l’unica possibile. È imperfetta, ma non la voglio abbattere. Io la voglio migliorare. Silvano.

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    2. Rispondo ora alla tua risposta, poi risponderò agli altri punti..
      Intanto ti chiedo di mettere un po' da parte il discorso sui "sogni, poetici ma irrealizzabili". Per come la penso, andando su questo piano, potrei dire lo stesso di ciò che sostieni tu dato che per me la giustizia e la libertà in questa società non è che una chimera. Potrei allora dirti che non vedi al di la del tuo naso, ma francamente non mi interessa. Non sono qui per convincere o per far critica su questo piano, altrimenti non c'è discussione.

      Scusandomi per la noiosa premessa arrivo al dunque.
      Certo il senso legale del delitto è una delle tante accezioni che possiamo dare al termine, non metto in discussione quanto dici. Però anche in questo senso in realtà il "delitto" è relativo. A seconda delle leggi in vigore il senso della parola "delitto" può assumere significati molto diversi. Comunque non preoccuparti non è mia intenzione perdermi in un relativismo assoluto da quattro soldi, ho detto questo per chiarire quanto ho affermato nei giorni scorsi. Quanto ho detto ora come quanto ho detto qualche giorno fa su questo tema mira comunque a mostrare come la legge, il diritto, il concetto quindi di delitto siano un prodotto storico, non abbiano valore assoluto e non necessariamente coincidano con la giustizia, nel senso morale del termine.
      Precisata questa cosa vorrei chiarire sulla questione dell'industriale. Il mio era un esempio un po' spiccio per mostrare come ci possano essere visioni contrastanti su cosa è "criminale". Nel caso dell'industriale penso che sia uno sfruttatore, e ritengo quindi che vada cambiata la società abolendo lo sfruttamento, non credo che sia un delinquente e che per questo debba essere messo in prigione o simili.
      Sul governo è un po' diverso. Non è che il voto parlamentare renda ai miei occhi le cose più rosee. La pace con i bombardamenti, con le truppe, non si può portare, ed ora sembra che il governo stia pensando ad intervenire di nuovo in Libia. Ad esempio su Mare Nostrum. Se tante stragi si sono avute nel mediterraneo è anche perché per la legge italiana chi provava a soccorrere i naugraghi clandestini rischiava di essere accusato di favorire l'immigrazione clandestina. Con la guerra in libia le cose poi sono ancora peggiorate. Tra la guerra e le leggi disumane che impedivano i soccorsi si è creata una situazione estrema. A quel punto è stata varata la missione Mare Nostrum (dal nome tristemente evocativo) con una quantità di uomini e mezzi incredibile. E' chiaro che la gente va salvata e che i pescherecci non possono bastare, ma perché portare la situazione all'estremo e poi organizzare una gestione militare dell'emergenza? Certo non è guerra, ci mancherebbe. Però non mi stupirei se un domani, in prima fila per il prossimo intervento nel mediterraneo ci fosse proprio la marina italiana, dopo la dimostrazione di efficienza che ha dato.
      Quando dico preparare la guerra intendo tutto questo: Produzione ricerca e commercio di armi e nel settore militare, interventi militari all'estero, partecipazione alla NATO e presenza di basi NATO e USA in Italia, gestione militare delle emergenze (disastri ambientali, terremoti, soccorso migranti..), gestione militare della sicurezza interna (militari nelle strade delle grandi città, presidio a siti di interesse strategico contestati dalla popolazione). Certo, ci sono diversi gradi in ciascuno di questi aspetti e poi c'è da dire che quanto affermo non è prerogativa di questo o di quel governo, ma è un problema molto più generale, legato appunto al sistema di governo vigente in Italia e a come esso si colloca sul piano internazionale.
      Sulla repressione accetto, non impelaghiamoci, sarebbe davvero lungo il discorso. Poi ripeto per me era solo un esempio.

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    3. Tu dici:
      "Per me l’attuale ordine sociale è frutto di modifiche lente, che vengono dalla storia, è un’evoluzione. Noi oggi siamo più liberi che al tempo dei comuni, o dell’impero romano, o che se fossimo nati schiavi in Egitto. Quindi non mi va bene, ma non come lo intendi tu."
      Va bene, d'accordo, certamente ora siamo più liberi che in passato. Le modifiche vengono dalla storia, sono d'accordo. Però la storia non è un fiume che scorre continuamente e che in ogni caso dopo anse e cascate arriva alla foce. Non è neanche soggetta al capriccio della volonta del singolo a mio avviso. Io ritengo di avere una concezione materialista della storia, non determinista come in parte è quella marxista, ma comunque materialista. Penso che la storia sia frutto del continuo scontro di interessi, di forze, di classi, se mi passi il termine. Per questo penso che sia importante intervenire, perché non è la storia che dà le modifiche ma siamo noi (intendendo l'umanità) che modifichiamo le nostre condizioni e indirizziamo la storia.
      Questo anche perché io non credo che il processo storico sia un'evoluzione, quantomeno nell'accezione di evoluzione come sinonimo di "progresso", come purtroppo accade spesso, la storia ci mostra anche dei grossi "passi indietro" dell'umanità.

      Sulla delinquenza comune..Cosa hai contro le scritte sui muri? alla fine sono solo disposizioni alternative della vernice sul muro! scherzi a parte... A dire la verità non ci avevo pensato. In ogni caso se intendiamo la cosa nel senso generico del degrado, del vandalismo, io credo che in una società meno alienante, in cui si ha un miglior rapporto con l'ambiente in cui si vive (urbano o meno) il problema sia quantomeno molto ridotto.

      Per la proprietà beh, abbiamo opinioni diverse. Io credo che sia tra le principali cause della miseria materiale e morale di buona parte della popolazione. La redistribuzione, non risolve il problema a mio avviso. Perché non rompe il meccanismo di sfruttamento. Come si fa ad esempio dopo la redistribuzione ad impedire una nuova eccessiva accumulazione? Sia chiaro per abolizione della proprietà intendo abolizione della proprietà privata della terra, dei mezzi di produzione e di lavoro e la gestione-collettivizzazione di essi da parte di chi vi lavora. Non la proprietà pubblica governativa di ogni cosa. In ogni caso certo non imporremo niente a nessuno. Anche perché come già ti dissi in passato come anarchici non intendiamo svolgere il ruolo di avanguardia, prendere il potere o "fare la rivoluzione". Per gli anarchici la rivoluzione si concretizza in processi che devono compiere gli sfruttati per emanciparsi e costruire una società senza sfruttati né sfruttatori.
      Come mai non mi segui sulla prospettiva rivoluzionaria? o meglio, che tu non sia d'accordo può essere, ci mancherebbe. Ma di cosa ti stupisci, le ingiustizie e i regimi del passato non sono stati sepolti dalle rivoluzioni?
      Sia chiaro, la violenza non c'entra niente con l'anarchia, per noi il fine non giustifica i mezzi.

      Si io "rifiuto la democrazia". Nel senso che rifiuto un sistema basato sul dominio della maggioranza sulla minoranza e sulla rappresentanza costituita da delegati non revocabili e senza mandato vincolante. Molti anarchici ti direbbero che non rifiutano la democrazia perché sostengono la democrazia diretta o comunque delle forme più radicali di democrazia. Io mi trovo d'accordo con loro, ma ho capito che tu con "democrazia" intendi la attuale forma di governo, quindi ti dico che sì, questa forma di governo la rifiuto. Buona serata, a presto. Dario

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    4. nessuna democrazia attuale è la mia democrazia, e il governo italiano NON rappresenta il mio ideale democratico, per nulla. condivido molte delle tue critiche alla nostra società, sono anche le mie, ma mi sembra di dover ripercorrere temi che ho già affrontato su questo blog, per risponderti qui. fai un giro sulle mie varie posizioni, che trovi leggendo altri post, digitando le tue parole chiave preferite sul mio motore di ricerca interna, oppure vedendo le etichette... solo allora potrai etichettarmi correttamente. io qui mi riperei, inutilemente. spero che tu lo capisca. io NON intendo esportare in nessuna parte del mondo la democrazia. è sbagliato. sono contro ogni integralismo, anche ateo o anarchico o comunista, cattolico o animalista o capitalista. leggi un pò in giro, se ti va...e punzecchiami dove trovi incoerenze nel mio modo di vedere il mondo, che non pretendo sia il tuo...grazie, Dario. Silvano.

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