mercoledì 11 dicembre 2013

Dionysus


Da una cronaca booleana dell’anno 5846:
Oltre 18 milioni di anni fa un piccolo asteroide extrasolare, proveniente dal settore di Proxima Centauri, ma di origine sconosciuta, entra per la prima volta nel sistema scontrandosi con uno dei numerosissimi satelliti minori di Nettuno e producendo nell’impatto centinaia di corpi di dimensioni diverse, alcuni dei quali del diametro di vari chilometri.
Dionysus  2005  KD  1.006   7.490  ha il diametro maggiore di 1,8 chilometri, ed ha la forma di un grosso fagiolo. Il suo nucleo è formato essenzialmente da ferro, e dopo la collisione inizia a percorrere un’orbita fortemente ellittica che lo indirizza nuovamente fuori dal sistema.
Rientra tra i pianeti che orbitano attorno al Sole nell’anno 2004 e stavolta, superando la zona esterna dei giganti gassosi, si dirige a velocità inimmaginabile secondo tutti gli studi precendenti sull’argomento direttamente sulla Terra. Il preavviso strumentale è di due settimane, la piena consapevolezza della situazione da parte degli addetti ai lavori è di sole 24 ore dopo, e il tempo necessario al dato per arrivare a livello governativo nei principali paesi è di ulteriori 12 ore. Poi tutto precipita velocemente, a causa di alcune immancabili fughe di notizie, in 12 giorni di incubo.
Dionysus colpisce la Terra 200 chilometri a nord del Kilimangiaro con la potenza di milioni di bombe di Hiroshima, solleva una nube che oscura il Sole e provoca la morte immediata e nelle ore successive di oltre metà della popolazione mondiale. I pochi in grado di raggiungere rifugi in aree relativamente sicure rimangono in vita per mesi e i più fortunati anche per anni, superando così il periodo critico.
I sopravvissuti o i loro figli , nel 2036, sono meno di tremila.

Ecco, se oggi si potesse ripartire da zero da una catastrofe di portata planetaria come uno scontro cosmico simile a quello immaginato o una epidemia mai vista prima o ancora una guerra usando armi atomiche, magari innescata da uno dei tanti focolai mai spenti o da nuovi contrasti religiosi o economici, avremmo davanti spazi da ricolonizzare, consapevoli di come sono andate le cose con la crescita incontrollata della popolazione, col consumo scriteriato di risorse, con le divisioni assurde tra presunte diverse razze, con la sottomissione di un genere e la tendenza a sfruttare ogni bene per fini assolutamente egoistici e non con un’ottica di equilibrio ecologico.
Potremmo, forse, avere una nuova verginità, un'opportunità.

                                                                             Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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