lunedì 18 febbraio 2013

Chi dice ma…


Esco questa sera e l’aria è fresca, dopo una giornata difficile, chiuso in una mansarda quasi soffocante, dove sono rimasto per ore a lavorare. Solitamente preferisco affrontare le cose da fare sul tardi o la notte, ma a volte non ho scelta, se devo consegnare una relazione urgentemente.
Esco questa sera, quindi,  e provo un insperato senso di liberazione, e pure un discreto appetito, che col caldo si era mimetizzato.
Vivere in provincia non è il mio sogno, la grande città con le sue mille lusinghe mi attrae, anche se il senso di vuoto e di solitudine che proverei credo che mi deprimerebbero oltre il sopportabile. Ma il sogno non è la vita, e la vita non è il sogno, quindi mi adatto, e mi incammino verso la periferia, in direzione di una vecchia e abbastanza frequentata birreria, che ha avuto un passato glorioso, ma che ora le nuove strade di una urbanizzazione incomprensibile hanno ridotto ad un locale ormai fuori moda, difficile da raggiungere.
Mi dilungo, lo so, ma è il mio stato d’animo che non ha fretta di concludere il discorso, anche perché non so cosa aggiungere, se non un senso di nostalgia per le ore trascorse in quella birreria, da giovane, a parlare di futuro e di passato, con un amico ormai perso di vista, per colpa mia…
Arrivo che ormai sono le 10 di sera passate, i pochi tavoli esterni non sono tutti occupati, e quelli all’interno sono decisamente poco ambiti, oltre che desolatamente vuoti. Mi siedo vicino al muro dell’edificio, ancora caldo del sole di luglio, e chiedo una birra ed un panino al cameriere che si avvicina per l’ordinazione.
Un panino una birra e poi…. I ricordi volano senza barriere, a cercare brandelli di vite e di speranze, di successi e di delusioni, di dolore.  E vedo quel viso di un’amica, ancora ragazza, che un tempo si era ubriacata per aver bevuto a digiuno troppo albana ghiacciato ad una cena in tre, io, lei, ed il mio amico. Greta e Marcello, per dare un nome ai volti.
E ripenso ad oggi, ai ragazzini che si ubriacano per strada, alle ragazzine violentate in queste situazioni create ad arte. Non riesco a capire la violenza, perché io divento violento e vendicativo solo con i violenti, per reazione, e sempre solo a parole, perché sono pure un po’ vigliacco.
Arriva il cameriere e appoggia sul tavolino non pulitissimo il piatto col panino e la birra, chiara, senza troppa schiuma, nel bicchiere appannato. Bevo subito metà della birra, lo faccio sempre, amo bere all’inizio perché poi non mi va più..
-         Dante, ma sei tu ? –
Mi giro verso la voce che ha pronunciato il mio nome…vedo una donna, che non riconosco, ma che mi ricorda…
-         Non mi riconosci, vero? Non ti ricordi di me, vedo. Sono Giovanna -
-         Giovanna… -  dico io imbarazzato, mentre guardo lei e l’uomo che le sta accanto e mi guarda incuriosito e sorridente…poi mi alzo, e porgo la mano…
-         Piacere, Dante – dico all’uomo, ignorando per un attimo Giovanna.
-         Piacere mio, Antonio, non credo che ci siamo mai incontrati… -
-         Certo che no, Tino, ti ho conosciuto anni dopo che io e dante ci siamo persi di vista -
Io realizzo finalmente chi è Giovanna, ricavo il suo volto di un tempo dai tratti che vedo ora, invecchiati, un po’ appesantiti, ma ancora belli e con quell’aria che ora poco a poco ricordo, familiare, vivace, di ragazza tranquilla e attraente…
-         Ti ricordo, Giovanna, che piacere, ti sei sposata?-
-         Si, mio marito è Antonio – fa lei indicando l’uomo che mi ha appena stretto la mano. – E tu cosa mi dici? –
-         Mi sono sposato anche io, Giovanna, tanto tempo fa, abbiamo pure un figlio, ma non abito più qui, ci vengo ormai solo per lavoro, di tanto in tanto… -
-         Senti Dante, noi dobbiamo scappare, stavamo andando quando io ti ho riconosciuto ma non ero certa che fossi tu, ma sei rimasto quasi uguale, dopo tanto tempo, dammi un tuo numero di telefono…_
Ci scambiamo i numeri di cellulare, con la promessa di risentirci appena io ritorno in città, e poi li vedo allontanarsi, salire su una grossa auto scura e partire sotto le luci gialle dei lampioni stradali.
Rimango un po’ con lo sguardo rivolto in quella direzione, senza più vedere con gli occhi, ma solo con la mente…
                                                                                     Silvano C.© 
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

mercoledì 13 febbraio 2013

Non farlo



-         Non farlo, lo sai che ogni volta che lo hai fatto nessuno ha capito, anzi, hai ottenuto esattamente l’effetto opposto….-
-         Cosa vuol dire l’effetto opposto, io…
-         Ma lo sai benissimo. Spiegare certe cose con una lettera non serve a nulla. Occorre andare di persona per dirle certe cose, anzi, non serve neppure dirle, perché si sanno già.-
-         Si sanno già ma poi come mai non succede nulla, e tutto sembra immobile. Nessuno che ti aiuta, e nessuno che ti cerca…
-         Non mentire ora. Lo sai che qualcuno ti cerca e ti ha cercato. E sai benissimo che è solo colpa tua se sei sparito dalla circolazione. Ma evidentemente ti piace lamentarti, trovare fuori da te stesso le cause di quello che solo tu ti procuri.-
-         Si, hai ragione, lo ammetto. Stavo tentando di mentire a me stesso. In fondo le cose cambiano, poco a poco, naturalmente, oppure mutano per un fatto nuovo, oppure per una colpa, o una omissione, o una promessa non mantenuta, o un’amicizia tradita o delusa…-
-         Ecco vedi… ora hai capito cosa volevo dire. Non serve scrivere, non serve trovare scuse, e non serve neppure nascondersi. –
-         Ma io non mi nascondo, cerco anzi di stare al mio posto, di fare quello che posso… -
-         Stai ancora mentendo, ora. E menti a te stesso. Gli altri ti conoscono. Non puoi mentire agli altri, solo a te stesso. Ricordi che sin da giovane alcuni vedevano bene quello che tu eri, e per quel motivo tu semplicemente per quelle persone eri invisibile. Lo ricordi o no? –
-         Si, lo ricordo come se fosse ora. Si. È vero. Sono cambiato, invecchiato, ma mi sembra di essere quello di allora. –
-         Ed allora…?-
-         Allora cosa? –
-         Allora cosa pensi di fare?-
-         Non lo so. Mi sembra a volte di uscire da un sogno, e di svegliarmi. E mi sento in pace con me stesso, per quello che riesco a fare, ma allo stesso tempo mi sento in colpa per le persone che in qualche modo ho tradito, persone presenti sempre, nella mia vita, sia quelle vicine, sia quelle lontane che non vedo da tanto, e con le quali non parlo da tanto.-
-         Io non posso aiutarti, lo sai…
-         Lo so, solo io posso agire. Dovrei essere più coerente, dire ed agire allo stesso modo e con la stessa volontà. Ma sinceramente vorrei che tutti vivessero meglio, anche senza di me. lo capisci questo? Io posso stare vicino ad alcuni, ma come si fa ad avere una parola per altri, quando non si sa cosa dire per non aggiungere nuovo dolore? E come si può parlare di vecchi tempi vergognandosi un po’ di quello che si è fatto, dei propri insuccessi, delle proprie colpe?-
-         Tutti abbiamo colpe, ma alcuni hanno più bisogno, altri meno. Tu cerca di aiutare quelli che hanno più bisogno. –
-         Già, meglio non scrivere, hai ragione… è altro quello che dovrei fare. O che già faccio, anche se ovviamente non basta. Ma ora voglio solo accettare i miei limiti, senza raccontare più storie, senza illudere né dare impressione di poter essere diverso.-
-         Si, quello per cominciare….
-         Lo so che è solo un inizio, lo so. Non serve che tu me lo ripeta, sembra quasi che tu mi legga la mente mentre ti parlo. -
-         Pure tu, devo dire, sembra che preveda le mie obiezioni. In fondo io non ti servo, vero?.
-                  No, hai ragione, non credo che tu mi serva. –
    -  Allora ti voglio fare i miei auguri, prima di salutarti, auguri   di riuscire a realizzare un  po’ di quello che hai nella mente, di essere meno scontento di ogni cosa come tuo solito, di  accettare di più le tue e le altrui debolezze, di perdonare  e perdonarti. In fondo non  sarai tu a cambiare le cose o il mondo intero. Solo potrai cambiare un pochino te stesso… auguri…-
                                                                                                                       Silvano C.©
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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